Sembrava un esercizio commerciale in regola. Di fatto solo una legalità di facciata, dietro la quale si nascondeva un’attività di prostituzione.

È stato l’ultimo degli 11 centri massaggi cinesi chiusi nel 2015 dai carabinieri di Novara, a seguito di un’operazione di contrasto contro quella che venne definita «una criminalità strisciante», ed è anche il primo per cui si celebra ora un processo: ieri mattina sono arrivate a giudizio, con le accuse di gestione di casa di prostituzione ed esercizio abusivo della professione di estetista, due cinesi domiciliate a Castelletto Ticino, W.D., 47 anni, e S.L. 37 anni, la prima titolare del centro «Tuinà Sushibao» di corso Vercelli 48 a Novara, la seconda collaboratrice nell’attività.

Secondo quanto verificato dai militari, che in quell’anno avevano denunciato 39 persone solo nel capoluogo, l’imputata W.D. aveva affittato i locali e li avevano poi messi a disposizione della connazionale, che praticava massaggi pur non avendone i titoli. Alla prossima udienza saranno ascoltati alcuni clienti.

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