Il quadro, spiega una qualificata fonte d’indagine, si fa adesso più chiaro e non è troppo confortante. Perché quella scoperta dalla polizia fra il Mezzogiorno e l’Emilia Romagna pare una rete d’indottrinatori fondamentalisti, di cui potrebbe far parte pure un docente italiano di scuola media. Ed è necessario in primis fissare l’ultimo blitz, andando a ritroso d’un paio di settimane e quindi di qualche anno, per capire cos’è accaduto e forse sta tuttora accadendo fra diverse regioni.

Venerdì sera è stato rimpatriato da Bologna Mohamed Oudou, marocchino quarantenne sospettato di legami, telematici e non solo, con l’Isis.

Non potrà tornare in Italia per il prossimo decennio e rappresenta secondo il ministero dell’Interno un pericolo pubblico (40 le espulsioni per motivi di sicurezza nel 2018, 277 dal 2015). Chi è, Mohamed Oudou? Giardiniere alla giornata, secondo la Digos di Bari era il vice di Mohy Abdel Rahman, italo-egiziano di 58 anni arrestato il 26 marzo per associazione con finalità di terrorismo, ripreso per mesi dalle telecamere degli investigatori mentre magnificava il martirio a bimbi fra i 4 e i 10 anni che gli venivano affidati da decine di famiglie perlopiù maghrebine. Oltre a condividere istruzioni per la fabbricazione di bombe, teneva i suoi sermoni nel centro islamico «Al Dawa» di Foggia, finito sotto sequestro, e nei giorni scorsi il tribunale del riesame ha respinto la richiesta di liberazione avanzata dai legali, sostenendo che l’unica forma adeguata di controllo è il carcere.

Lo studio delle registrazioni e dei file trovati nei suoi computer hanno permesso di circoscriverne il legame strettissimo con Oudou, rimandato in Nordafrica quarantott’ore fa. Quest’ultimo, in Italia da oltre dieci anni, si divideva tra Foggia e Bologna, stava consolidando la propria autorevolezza nelle letture pubbliche del Corano e a sua volta teneva lezioni in assenza del titolare. «Nelle prossime settimane - si rimarca fra gli inquirenti - andranno approfonditi i contatti in Emilia, bisognerà capire quale tipo di centri islamici avesse frequentato in quella zona e quante volte vi era stato». Perciò negli accertamenti sarà coinvolta la Digos bolognese.

Oudou voleva allontanarsi per qualche tempo, temendo d’incappare nell’inchiesta, ma adesso di fatto non potrà più rimettere piede in Europa, senza dimenticare che nell’ultimo triennio aveva avuto almeno altre due frequentazioni inquietanti. Una con Eli Bombataliev, ceceno che aveva combattuto in Siria e prese parte nel 2014, con vari aderenti all’Emirato del Califfato, all’assalto della Casa della stampa a Grozny (19 morti): giunto in Puglia a fine 2014, era una presenza fissa di «Al Dawa», è stato arrestato nel luglio 2017 poiché stava creando una specie di cellula islamista e pochi giorni fa nel processo di primo grado gli hanno dato 5 anni. Ancora: prima d’iniziare la spola tra Foggia e Bologna ed essere rimpatriato, Mohamed Oudou era stato uno dei mentori di due albanesi che facevano proselitismo fondamentalista a Potenza e a Napoli, i fratelli Lusien e Orkid Mustaqui espulsi nel 2017.

C’è un altro dato su cui si lavora di nuovo sull’asse Puglia-Emilia. Sul registro degli indagati per il caso del predicatore foggiano è stato iscritto, addebito di associazione terroristica, il nome di un insegnante italiano di scuola secondaria a Cento, in provincia di Ferrara. È libero, era legato sia ad Abdel Rahman che al suo vicario marocchino appena allontanato, insegna ai ragazzini e dopo le perquisizioni ha ribadito che la cultura dell’Islam radicale rimane e rimarrà fuori dalla scuola. A breve inizierà l’esame degli ultimi apparecchi elettronici che gli hanno sequestrato.

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