La procura di Torino si accinge e inviare un terzo sollecito al ministro della Giustizia per procedere (con la richiesta di rinvio a giudizio) nei confronti del leader leghista Matteo Salvini, indagato per vilipendio dell’organo giudiziario (articolo 290 del codice penale).

L’inchiesta, condotta direttamente dal Procuratore Capo Armando Spataro, fu sostanzialmente chiusa più di due anni fa: era fine marzo del 2016. Già all’epoca Spataro - in ossequio all’articolo 313 del codice penale - chiese al ministro Andrea Orlando l’autorizzazione a procedere contro il numero uno del Carroccio reo - secondo l’accusa - di aver usato l’espressione «magistratura schifezza» il 14 febbraio 2016 durante un intervento a Collegno al congresso del Carroccio Piemontese. Da quel giorno il procuratore non ha avuto alcuna risposta da Roma. Né hanno sortito effetto i due «solleciti» che ha inviato al ministro della Giustizia.

LEGGI ANCHE Le periferie deluse a Torino si affidano a Salvini: voti quadruplicati nelle ex roccaforti grilline

Nel caso in cui arrivasse un diniego le accuse a Salvini saranno archiviate, diverso sarebbe se dal Ministero giungesse un via libera. In quel caso il leader della Lega rischia la condanna a una multa da 1000 a 5000 euro.

In questi due anni la procura ha delegato la Digos di Milano come polizia giudiziaria per condurre accertamenti sui fatti. Gli investigatori hanno acquisito le videoriprese che immortalano Salvini mentre lancia pesanti epiteti all’indomani del rinvio a giudizio di Edoardo Roxi, all’epoca vicesegretario nazionale della Lega, nell’inchiesta sulla presunta Rimborsopoli ligure. «Se so che qualcuno, nella Lega, sbaglia - aveva detto Salvini - sono il primo a prenderlo a calci nel culo e a sbatterlo fuori. Ma Rixi è un fratello e lo difenderò fino all’ultimo da quella schifezza che è la magistratura italiana». Da lì si mosse la procura. E Salvini, venuto a conoscenza dell’iniziativa dei magistrati, replicò con una nota: «Come ovvio, e per fortuna, ci sono tanti giudici che fanno benissimo il loro lavoro: penso a chi è in prima linea contro mafia, camorra e ’ndrangheta. Purtroppo è anche vero che ci sono giudici che lavorano molto di meno, che fanno politica, che indagano a senso unico e che rilasciano in 24 ore pericolosi delinquenti. Finché la magistratura italiana non farà pulizia e chiarezza al suo interno, l’Italia non sarà mai un Paese normale».

I commenti dei lettori