È salito a 61 morti il bilancio degli scontri di lunedì tra manifestanti palestinesi e soldati israeliani lungo il confine tra la Striscia di Gaza e lo Stato ebraico. Lo riferisce il portavoce del ministero della Sanità a Gaza, precisando che l’ultima vittima è un uomo di 30 anni deceduto in ospedale per le ferite riportate. Tra le 61 vittime anche 16 minorenni e una neonata. Si stima che dal 30 marzo, quando il movimento islamico di Hamas ha lanciato la Grande Marcia del ritorno, sono almeno 110 i palestinesi uccisi dal fuoco israeliano. Il bilancio più grave si è registato ieri, quando i manifestanti palestinesi hanno contestato l’inaugurazione dell’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme. Intanto la Turchia ha convocato l’ambasciatore di Israele in relazione al bagno di sangue a Gaza e gli ha chiesto di lasciare temporaneamente il Paese.La conferma arriva dal ministero degli Esteri turco.

Lega araba chiede indagine Corte Aia su crimini Israele

La commissione permanente per i diritti umani della Lega araba ha chiesto alla procura della Corte penale internazionale, con sede all’Aia, di indagare urgentemente “sui crimini dell’occupazione israeliana” contro i palestinesi. “Israele è un’entità oppressiva e omicida e i suoi politici e funzionari devono essere portati alla Corte penale internazionale”, ha dichiarato il presidente della commissione, Amjad Shamout, riferendosi all’uccisione di decine di manifestanti palestinesi da parte delle forze israeliane durante le proteste di ieri contro l’apertura dell’ambasciata Usa a Gerusalemme. Mercoledì, la Lega araba terrà una riunione d’emergenza per discutere di quello che definisce il trasferimento “illegale” dell’ambasciata Usa nella città contesa. Lo status di Gerusalemme è forse la questione più spinosa nel conflitto israelo-palestinese. Israele considera l’intera città come sua capitale, mentre i palestinesi ritengono che Gerusalemme Est sia la capitale del loro futuro Stato.

Usa a Onu: “Colpa di Hamas, Israele ha usato moderazione”

La colpa per le violenze di ieri a Gaza è di Hamas: lo afferma l’ambasciatrice americana all’Onu, Nikki Haley, secondo cui «nessun Paese in questa situazione agirebbe con più moderazione di quanto ha fatto Israele». «Hamas è felice di quanto accaduto, chi tra noi accetterebbe questo tipo di azioni sui suoi confini? Nessuno», ha detto durante la riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza. «Gli Usa sono preoccupati per la perdita di vite in Medio Oriente, ma c’è molta violenza nella regione e in questo Consiglio c’è sempre un doppio standard». «Qualcuno ha suggerito che le violenze di ieri a Gaza hanno una connessione con l’apertura della nuova ambasciata Usa a Gerusalemme. Per alcune persone la nuova ambasciata è una ragione per commettere violenze, ma come viene giustificato ciò?», ha proseguito l’ambasciatrice americana all’Onu. «L’apertura della sede a Gerusalemme non pregiudica un accordo di pace, ma promuove la realtà e il desiderio di pace», ha aggiunto: «gli Usa non vogliono niente più della pace, dove le persone di tutte le religioni vengono rispettate».

Anche il Belgio convoca l’ambasciatore di Israele

Il Belgio ha convocato l’ambasciatore d’Israele, Simona Frankel, dopo l’intervista choc rilasciata stamattina in cui la diplomatica ha affermato che le 55 vittime degli scontri a Gaza erano tutti terroristi. «Si possono sentire molte cose, ma ci sono dei limiti», ha detto il ministro degli Esteri belga Didier Reynders. L’ambasciatore, intervistata dalla radio pubblica La Premie’re, aveva detto: «Mi dispiace molto per ogni essere umano deceduto anche se sono dei terroristi, 55 terroristi che vengono vicino alla barriera di confine per cercare di passare sul territorio israeliano». «Ascoltare che tutte le persone che sono state uccise erano dei terroristi, questo supera la ragione», ha affermato il ministro degli Esteri, denunciando l’uso sproporzionato della forza fatto da Israele. «L’idea della proporzionalità è chiara, non c’è stato alcun ferito da parte di Israele», ha concluso Reynders.

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