Si intitola “Fede e sentimento tragico della vita. Miguel de Unamuno e il dramma della modernità”, il volume del sacerdote Mirko Integlia, professore straordinario di Teologia presso la Pontificia Università Lateranense dedicato al filosofo spagnolo (1864-1936), uno dei più importanti intellettuali di tutto il Novecento. Il volume, prima opera della nuova collana della Libreria Editrice Vaticana “Orizzonti”, è stato presentato lo scorso 12 maggio nello Spazio Incontri del Salone del Libro di Torino, dove Vatican Insider ha incontrato l’autore. 

Professor Integlia, perché ha deciso di dedicarsi allo studio del filosofo Miguel de Unamuno?

«Unamuno pensava che prima di studiare l’Opera di un filosofo occorresse studiarne la biografia, perché in essa sono presenti i semi del suo pensiero. Sempre capita che si prediliga un filosofo perché, in qualche misura, egli getta luce su aspetti decisivi del proprio itinerario esistenziale. Più in generale Miguel de Unamuno affascina per la forza del pensiero che – se autentico – è libero e mai si piega alle pressioni culturali del momento».

Agonia del cristianesimo, sentimento tragico della vita. All’apparenza Unamuno sembra rappresentare un fallimento e una resa, è così?

«Tutt’altro che una resa l’itinerario del pensatore spagnolo! Egli, al contrario, ha vissuto un vero è proprio “wrestling match”, una lotta tra la ragione positiva e la vita. Da un lato le leggi della ragione che tutto sottopone alle tenaglie stringenti del metodo scientifico. Dall’altro le ragioni della vita in cui l’uomo scopre sentimenti, bisogni, speranze che trasbordano i confini stringenti della ragione strumentale. L’agonia è proprio questa: non poter scendere vittoriosi dal “ring” di questa costante tensione».

Coscienza ed io, vita e morte, scienza e fede, perché Unamuno vede lontano e cammina in una terra di mezzo, tra modernità e tradizione?

«Unanumo è l’uomo della modernità perché ha ritenuto il dubbio esistenziale come qualcosa addirittura di “salvifico”, perché affranca dalla duplice tentazione del dogmatismo e della pigrizia spirituale e intellettuale. Dall’altra, è l’uomo della tradizione perché riporta al centro del dibattito culturale un’appassionata meditatio mortis, ovvero quel desiderio che per lui è il Desiderio per eccellenza: voler vivere per sempre, combattere con la possibilità del Nulla che è la grande ingiustizia».

Il contesto storico, l’Europa come orizzonte mistico e di apertura al senso più vero dell'esistenza, il cuore e l’amore come salvezza dell'umano…

«Sorprende la biografia di questo pensatore che, mentre si dedica alla scrittura di testi che hanno un tono misticheggiante, dall’altra lo vede impegnato sul versante politico e sociale, spesso pagando di persona per essersi opposto allo strapotere delle tirannie di turno. Un atteggiamento coerente con il nucleo della sua filosofia: soggetto e oggetto di tutto il sapere è l’uomo in “carne e ossa”».

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