Litigiose, disorientate, divise. Le truppe piemontesi di ritorno dall’assemblea nazionale del Pd a Roma ripropongono le stessa dinamiche dell’hotel Ergife: alleanze che si scompongono, vecchi patti che saltano e nuovi che provano a saldarsi. Il tutto in una regione attesa da un doppio passaggio: la scelta del nuovo segretario e del candidato alla presidenza della Regione, che dovrà provare a difendere il fortino di Sergio Chiamparino, sempre che non decida di ricandidarsi, ipotesi finora smentita.

Il vecchio assetto del Pd piemontese è frutto di un patto che a Roma si è spezzato tra renziani della prima ora e di complemento, a cominciare dal blocco che ruota intorno a Piero Fassino. Quel patto, che ha portato Davide Gariglio e poi Mimmo Carretta alla guida del partito regionale e provinciale, non c’è più perché le strade di Renzi e Fassino si sono divise. L’ex sindaco sostiene Maurizio Martina e lo vorrebbe segretario nazionale. In Piemonte il «blocco Fassino» - in cui resistono l’ex deputata Bragantini, i consiglieri regionali Gallo e Conticelli - promette di riunirsi con gli avversari di ieri, vale a dire le aree vicine all’ex ministro Orlando e a Gianni Cuperlo, rappresentate da parlamentari come Andrea Giorgis e Anna Rossomando e dal consigliere comunale Enzo Lavolta. In questo scenario un candidato con tutte le carte in regola è Raffaele Gallo, consigliere regionale e figlio del potentissimo Salvatore, molto vicino a Fassino e al suo braccio destro Quagliotti.

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Anche il fronte renziano cerca di riorganizzarsi. Molto dipenderà dalle mosse dei suoi big: Davide Gariglio, Silvia Fregolent, Mauro Marino, Stefano Lepri. E dagli appoggi «esterni»: molto probabile quello dei fedelissimi del presidente nazionale Orfini (come il consigliere regionale Luca Cassiani), da capire quello di un campione di voti come il senatore Mauro Laus, ultimamente legato a Fassino. Un candidato forte per la segreteria sarebbe il consigliere regionale Daniele Valle, che però sconta qualche diffidenza da parte del suo ex «padre» politico Gariglio, il quale non a caso sta sondando ipotesi alternative e quasi tutte fuori Torino, vedi Luigi Bobba o Enrico Borghi.

In questo scenario anche il ruolo di traghettatore di Chiamparino vacilla di fronte allo sgretolarsi del partito. Complice un piccolo intervento che lo costringe al riposo forzato Chiamparino da giorni è silente ma certi ragionamenti che gli vengono attribuiti e pure le foto scattate dal fido Carlo Bongiovanni raccontano di un certo scoramento.

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