«Perché il dibattito tra noi è così stentato? Di che cosa abbiamo timore? Gli spazi che la dottrina e il magistero papale ci hanno aperti sono enormi come ribadiva ieri sera il Santo Padre – ma sono spazi vuoti se non li abitiamo». È l’ammonimento del cardinale Gualtiero Bassetti che, aprendo la seconda giornata dell’Assemblea generale della Cei (21-24 maggio) nelle stesse ore in cui va formandosi un nuovo governo, ha dedicato ampi stralci del suo discorso alla «situazione di stallo e di confusione di ruoli che ha segnato l’avvio di questa Legislatura», esprimendo la stima da parte dell’episcopato italiano per «la guida saggia e paziente» del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e mettendo in guardia le forze politiche che non basta avere un governo per poter guidare l’Italia ma occorre «rispettarne la storia e l’identità» di paese, cofondatore dell’Europa unita, «libero, democratico e solidale». Soprattutto Bassetti ha invitato i confratelli vescovi a non limitarsi a «custodire» la nobile tradizione del cattolicesimo politico ma a esserne «eredi», sostenendo «coloro che sentono che la loro fede, senza l’impegno pubblico, non è piena», quelle tante persone che «senza alcuna visibilità e senza guadagno reggono le sorti della nostra fragile democrazia».

«Non sarebbe difficile, probabilmente», ha detto l’arcivescovo di Perugia, «dar fiato a una serie di preoccupazioni, a fronte delle difficoltà in cui si dibatte la nostra gente, a causa di una crisi economica decennale che ha profondamente inciso sulla stessa tenuta sociale. Non sarebbe difficile nemmeno osservare come a tale stato di prostrazione sia venuto associandosi un clima di smarrimento culturale e morale, che ha prodotto un sentimento di rancore diffuso, di indifferenza alle sorti dell’altro, di tensioni e proteste neanche troppo larvate. Non sarebbe, infine, difficile riconoscere pure che un simile disagio sociale ha avuto effetti pesanti anche in politica, effetti visibili nella situazione di stallo e di confusione di ruoli che ha segnato l’avvio di questa Legislatura. Ma non credete, cari confratelli, che anche nel contesto attuale ci siano ragioni fondate per dire che la partita non è persa? Non credete che le radici siano buone e il Paese più sano di come spesso lo si dipinga? Non credete che, non solo non siamo semplicemente allo sbando o alla deriva, ma ci sia ancora tanta disponibilità per il bene comune?».

Ricordando l’appello ai “Liberi e Forti” di don Luigi Sturzo, di cui ricorrerà prossimamente il centesimo anniversario, il porporato toscano si è soffermato sulla storia del «cattolicesimo politico italiano»: «Abbiamo vissuto momenti gloriosi e momenti dolorosi, sperimentato la forza ma anche la debolezza, la meschineria, il tradimento, la diaspora», ha detto Bassetti. «Vecchi partiti si sono sgretolati, nuovi soggetti sono venuti sulla scena, ma nessuno può negare che nelle migliaia di Comuni italiani ci sono persone che senza alcuna visibilità e senza guadagno reggono le sorti della nostra fragile democrazia. Chi si impegna nell’amministrare la cosa pubblica deve ritornare ad essere un nostro figlio prediletto: dobbiamo mettere tutta la forza che ci resta al servizio di chi fa il bene ed è davvero esperto del mondo della sofferenza, del lavoro, dell’educazione».

Per il presidente della Cei, ancora, è «giunto il momento di cogliere la sfida del nuovo che avanza nella politica italiana per fare un esame di coscienza e, soprattutto, per rinnovare la nostra pedagogia politica e aiutare coloro che sentono che la loro fede, senza l’impegno pubblico, non è piena».Ricordando il passato, in cui spiccano figure come il beato Giuseppe Toniolo, «è venuto il momento – ha insistito Bassetti – di interrogarci se siamo davvero eredi di quella nobile tradizione o se ci limitiamo soltanto a custodirla, come talvolta si rischia che avvenga perfino per il Vangelo».

«Dove sono le nostre intelligenze, dove sono le nostre passioni?», ha domandato Bassetti. «Perché il dibattito tra noi è così stentato? Di che cosa abbiamo timore? Gli spazi che la dottrina e il magistero papale ci hanno aperti sono enormi – come ribadiva ieri sera il Santo Padre – ma sono spazi vuoti se non li abitiamo. E spazi dottrinali vuoti o pieni di pia retorica non sono sufficienti a contenere le tragedie di questa umanità in mezzo alla quale la misericordia del Signore ci ha posto».

Quanto all’attualità di questi giorni, «in questo momento cruciale della nostra storia, esprimiamo con convinzione la nostra stima al presidente della Repubblica per la guida saggia e paziente con cui sta facendo di tutto per dare un governo all’Italia», ha detto l’arcivescovo di Perugia. «Nel contempo, ricordiamo a tutti come non basti nemmeno avere un governo per poter guidare il paese. Occorre – questo paese – conoscerlo davvero, conoscerne e rispettarne la storia e l’identità; bisogna conoscere il mondo di cui siamo parte e nel quale la nostra Repubblica – cofondatrice dell’Europa unita – è desiderosa di ritornare a svolgere la sua responsabilità di paese libero, democratico e solidale». Da qui l’invito del presidente della Cei: «Prendiamo le distanze dal disincanto, dalla prepotenza e dalla sciatteria morale che ci circondano. Prendiamo le distanze dalle nostre stesse paure. Facciamolo in nome del Vangelo e sempre con il sorriso e a voce bassa. Ci troveremo a condividere la strada con tante persone buone, sincere e oneste».

Nel suo discorso, Bassetti ha espresso gioia per l’incontro «fraterno, franco e prolungato» avuto dall’assemblea Cei ieri sera con il Papa, ed ha assicurato che i vescovi italiani condividono la preoccupazione di Jorge Mario Bergoglio per la crisi delle vocazioni, sono stimolati dalle sue parole ad una gestione esemplare dei beni e non intendono sottrarsi nemmeno «alla terza questione, sollevata dal Papa, relativa alla riduzione delle diocesi italiane».

Ad un anno dalla sua elezione, Bassetti, che ha parlato del suo come di un «ministero dell’ascolto e dell’incontro, della consolazione e dell’incoraggiamento», ha rievocato i due temi all’ordine del giorno dell’Assemblea – lo scenario della comunicazione in cui si inserisce l’impegno missionario ed educativo della Chiesa e il prossimo Sinodo dei giovani – ed ha poi voluto ricordare il preannunciato «incontro di riflessione e spiritualità per la pace nel Mediterraneo» con i vescovi di tutta la regione. «Davanti agli occhi – e soprattutto nel cuore – abbiamo le tante situazioni di estrema instabilità politica e di forte criticità dal punto di vista umanitario. Dalla Libia alla Siria, dall’Iraq a Israele – solo per esemplificare – il Mediterraneo è teatro di conflitti e tragedie, di scelte disperate e di minacce dalle conseguenze incalcolabili», ha detto Bassetti. «La nostra attenzione si focalizza sull’incontro che Papa Francesco vivrà a Bari il prossimo 8 luglio, dal quale non mancheremo di trarre spunti e indicazioni per il nostro cammino», ha concluso il cardinale, annunciando la prossima costituzione di un Comitato operativo per definire l’evento.

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