Un pellegrinaggio per pregare per la vittime delle migrazioni nel Mediterraneo e per ringraziare la popolazione di Lampedusa per l’accoglienza offerta in tanti anni alle persone in fuga da guerre e povertà. I vescovi del Burkina Faso-Niger sono partiti oggi e rimarranno fino a domani a Lampedusa, isola siciliana che fu la prima tappa delle visite pastorali di Papa Francesco in Italia nel settembre 2013, meta d’approdo di centinaia di migliaia di migranti.

I vescovi, ieri in visita ad limina dal Pontefice, prenderanno parte ad una cerimonia sulla costa dove sorge la “Porta d’Europa”, l’opera di 5 metri realizzata da Mimmo Paladino e inaugurata nel 2008 quale luogo di pietà e raccoglimento per le vittime dei naufragi. 

Nella visita dei presuli anche la tappa, oggi pomeriggio, al centro di accoglienza di Lampedusa e in serata la messa nella parrocchia dell’isola. Domani, mercoledì 30 maggio, accompagnati da rappresentanze istituzionali nazionali e locali, la Conferenza episcopale di Burkina Faso-Niger renderà omaggio alle migliaia di vittime morte in mare con la sosta al cimitero e al Molo della Madonnina da dove partono tanti i soccorsi. Al termine della giornata, ricordando il gesto di Papa Francesco, verrà lanciata una corona di fiori in mare a bordo di una motovedetta del Corpo della Capitaneria. 

A guidare la delegazione africana è il presidente della Conferenza episcopale, monsignor Paul Y. Ouedraogo, arcivescovo di Bobo-Dioulasso, che ai microfoni di Vatican News spiega: «Vogliamo vivere questo viaggio come un vero pellegrinaggio; si tratta di un luogo che è stato raggiunto – è la porta d’Europa – da coloro che sono riusciti a sfuggire alla morte nel deserto, alla morte nel Mediterraneo e da coloro che poi proprio lì non ce l’hanno fatta … Vogliamo raccoglierci in preghiera per tutti coloro che sono morti su questa strada della migrazione; vogliamo pregare anche per coloro che sono riusciti a passare di qua e che oggi cercano di organizzarsi una nuova vita». 

«Per noi - spiega il vescovo - è anche l’occasione per ringraziare la popolazione di Lampedusa: in definitiva è stata lei a venire in aiuto a coloro che sono riusciti a compiere la traversata, che ha permesso loro quantomeno di ritrovare la loro dignità di uomini e di donne. Questo pellegrinaggio lo compiamo sulle tracce del Santo Padre con il pensiero rivolto a questi migranti che sono africani; nella maggior parte sono figli dell’Africa e noi dobbiamo non solamente pregare per loro, ma fare il possibile perché questa migrazione non sia sempre considerata come l’unico rimedio ai problemi dei giovani – perché sono sostanzialmente i giovani che si lanciano in questa avventura».

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