Torna a mettere in guardia dalle false illusioni del mondo, Papa Francesco, nella messa a Santa Marta di oggi: se ieri erano i «pezzettini di dolce vita», oggi Bergoglio punta il dito contro gli «schemi» mondani in cui ci si rifugia nei momenti di prova che «ti promettono tutto e non ti danno niente» e, alla fine, privano pure della «libertà»

Il Papa invita a mettersi in cammino verso «la santità» che - attenzione - non è quella che concepiamo comunemente: «Noi pensiamo alla santità come a una cosa straordinaria, come avere delle visioni o preghiere elevatissime … o alcuni pensano che essere santo significhi avere una faccia da immaginetta… no!» dice nella sua omelia riportata da Vatican News. Essere santi è un’altra cosa, è quello che spiega Pietro nella sua lettera, prima Lettura di oggi: «Ponete tutta la vostra speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si manifesterà».

Dunque un modo di vivere proiettati verso il futuro, «in tensione» verso l’incontro con Cristo. Una «chiamata normale» per chi crede: «È la chiamata a vivere da cristiano... cioè vivere da cristiano è lo stesso che dire “vivere da santo”», sottolinea Francesco. «È come quando si cammina verso la luce: tante volte non si vede bene la strada perché la luce ci abbaglia. Ma non sbagliamo perché vediamo la luce e sappiamo la strada. Quando invece si cammina con la luce alle spalle, si vede bene la strada: in realtà però davanti a noi c’è ombra, non luce».

In questo cammino è fondamentale «essere liberi e sentirsi liberi». Da cosa? Da tutto ciò che appesantisce e schiavizza. A cominciare dagli «schemi» propinati dal mondo. Per questo san Paolo nella prima Lettera ai Romani diceva: «Non conformatevi», nel senso di «non entrate negli schemi». «Questa è la traduzione corretta di questo consiglio, non entrate negli schemi del mondo, non entrate negli schemi, nel modo di pensare mondano, nel modo di pensare e di giudicare che ti offre il mondo, perché questo ti toglie la libertà», spiega Bergoglio. 

Come nel libro dell’Esodo dove il popolo di Israele, liberato dalla schiavitù dell’Egitto, guarda al passato piuttosto che al futuro. Guarda cioè «al modo di vivere» che aveva prima di incontrare al Signore e non alla «speranza» delle cose che verranno. Si lamentavano e «immaginavano la bella vita che passavano in Egitto» dove mangiavano cipolle, dice Francesco, certo, forse più buone ma servite alla «mensa della schiavitù».

Questa è una tentazione comune: «Nei momenti di difficoltà, il popolo torna indietro» e «perde la libertà», osserva il Papa. «Nel momenti della prova, noi abbiamo sempre la tentazione di guardare indietro, di guardare agli schemi del mondo, agli schemi che avevamo noi prima di iniziare il cammino della salvezza: senza libertà»

Ma senza libertà «non si può essere santi»; «la libertà è la condizione per poter camminare guardando la luce avanti». 

Allora, incoraggia Papa Francesco, «non entrare negli schemi della mondanità: camminare avanti, guardando la luce che è la promessa, in speranza; questa è quella promessa come il popolo di Dio nel deserto: quando guardavano avanti andavano bene; quando veniva loro la nostalgia perché non potevano mangiare le cose buone che davano loro lì, sbagliavano e dimenticavano che lì non avevano libertà».

«Il Signore chiama alla santità di tutti i giorni», insiste il Pontefice. E ci sono due parametri per sapere se siamo in cammino verso la santità: «prima di tutto se guardiamo verso la luce del Signore nella speranza di trovarlo e, poi, se, quando vengono le prove, guardiamo avanti e non perdiamo la libertà rifugiandoci negli schemi mondani, che ti promettono tutto e non ti danno niente».

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