«Parigi si è mossa di concerto con la Farnesina nell’organizzare la conferenza sulla Libia e ha raccolto l’appello dell’inviato Onu Salamé il 21 maggio scorso ad agevolare elezioni entro l’anno: esiste una finestra di opportunità per mettere per la prima volta insieme tutti i grandi attori libici e la comunità internazionale, ma bisogna fare presto». L’ambiziosa accelerata sulla Libia che si concretizza nell’incontro di oggi all’Eliseo non è dunque legata alla crisi politica italiana, assicurano fonti diplomatiche francesi, minimizzando i malumori registrati tra le nostre feluche. Il diktat sarebbe piuttosto «la corsa contro il tempo». L’iniziativa, spiegano, «non appartiene alla Francia», che è anzi convinta della «piena sintonia d’intenti con qualsiasi governo italiano, presente o futuro». Archiviate le incomprensioni passate tra i nostri due Paesi, gli ultimi 5 messi hanno visto infatti intensificarsi «gli incontri ad alto livello politico, diplomatico, militare e lo scambio d’informazioni».

A sedere intorno al tavolo voluto dal presidente Emmanuel Macron saranno non solo i due principali leader rivali, il premier Fayez al-Sarraj e l’uomo forte dell’est Khalifa Haftar («in buona salute»), già convocati a Parigi a luglio. Ci saranno, come annunciato, il presidente della Camera dei rappresentanti, Aquila Saleh Issa e quello del Consiglio di Stato, il Fratello musulmano Khaled al-Mishri, ma ci saranno soprattutto «una cinquantina di rappresentanti delle varie fazioni libiche».

La grande incognita resta Misurata, la città chiave che ha stanato l’Isis da Sirte nel 2016 e che oggi controlla un buon pezzo di Tripolitania. Fino all’ultimo ha fatto sapere che non sarà della partita e ancora ieri sera risultava sul sito «Libya Observer» tra le 13 milizie ostili alla Conferenza così come alle interferenze straniere (con Misurata ci sono Zintan, Janzour, Gharyan, Sabrata). Secondo fonti francesi, invece, parteciperà e sarà rappresentata dal generale Bashir Algadi, «consulente militare del presidente dell’Alto consiglio di Stato».

Le prossime tappe si annunciano un tour de force, ragione per cui Parigi punta molto sull’alleanza con le potenze regionali finora interessate principalmente al proprio tornaconto, a partire da quell’Egitto di al Sisi riconvertitosi, pare, dal sostegno al generale Haftar alla collaborazione per «l’unificazione delle forze armate libiche».

Se, come auspicato dall’Eliseo, il vertice produrrà un documento «breve» ma a più firme si aprirà «uno spazio di un paio di mesi per la registrazione degli iscritti, affinché il voto oltre che rapido sia legittimo» (nel 2014 partecipò solo il 17% degli aventi diritto). Condizio sine qua non per l’allestimento dei seggi è l’impegno delle forze libiche a lavorare insieme per garantire la sicurezza e riconoscere il risultato elettorale. A quel punto è probabile che se Sarraj - dovesse candidarsi - farà un passo indietro cedendo al suo vice il compito di gestire il governo della transizione. Per quanto riguarda la Costituzione infine, le opzioni sul tavolo di Salamé sono due, «scriverla prima del voto oppure dopo. Ma non è necessario che tutto sia risolto per fare progressi».

I tempi sono stretti e la situazione sul terreno è forse addirittura peggiorata rispetto a un anno fa, ma Parigi ritiene che non ci siano alternative e che gli attori regionali e internazionali abbiano mostrato «una nuova disponibilità a stare insieme anziché ostinarsi a mantenere lo status quo» dopo aver capito che nessuno può prevalere sugli altri. In teoria ci sono tutti: Stati Uniti, Russia, Ue, Lega Araba più oltre 20 Paesi che invieranno ambasciatori e ministri. Per l’Italia non andrà il segretario generale della Farnesina Elisabetta Belloni, come anticipato nei giorni scorsi, ma l’ambasciatore a Parigi Teresa Castaldo. Per quanto riguarda l’assenza della Ue in quanto voce unica di tutti gli Stati membri, Parigi ammette che sì, «è mancata un’azione complessiva, ma c’è stato un lavoro, a partire dal rafforzamento della guardia costiera libica nel Mediterraneo».

Si discute. Intanto le notizie che giungono dalla Libia parlano di tensioni a Tripoli e dell’offensiva del generale Haftar su Derna, in mano agli islamisti da oltre due anni.

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI