A neanche due settimane dalla condanna dell’arcivescovo Philip Wilson per aver coperto gli abusi di un sacerdote su alcuni minori, Papa Francesco ha nominato un amministratore apostolico “sede plena” per guidare l’arcidiocesi australiana di Adelaide. Si tratta del gesuita Gregory O’Kelly, 76 anni, anche vescovo di Port Pirie. Lo rende noto un bollettino della Sala Stampa vaticana insolitamente inviato alle 12 di questa domenica. Il verdetto di colpevolezza di monsignor Wilson è stato pubblicato lo scorso 22 maggio dal magistrato Robert Stone nel Tribunale di Newcastle, a nord del paese.

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Wilson, 67 anni, che si dichiara innocente e al quale è stato diagnosticato il morbo di Alzheimer alle prime fasi, rischia fino a due anni di reclusione. Attualmente è il più alto prelato cattolico al mondo ad aver ricevuto una condanna del genere: rimane libero su cauzione a condizione che si presenti in Tribunale il prossimo martedì 19 giugno, giorno in cui verrà resa nota la sentenza.

I crimini di cui monsignor Wilson era a conoscenza e che non avrebbe comunicato alla polizia sarebbero avvenuti - come anche nei casi imputati al cardinale George Pell - negli anni ’70 nella regione di Hunter da parte del sacerdote Jim Fletcher, abusatore seriale morto in prigione nel 2006, a 65 anni, un anno dopo una condanna per pedofilia per aver abusato di un chierichetto 13enne tra il 1989 e il 1991. Fletcher avrebbe violentato anche quattro chierichetti che servivano la diocesi di Maitland, dove Wilson svolgeva il suo ministero sacerdotale prima che Giovanni Paolo II lo nominasse vescovo di Wollongong nel 1996 e, cinque anni dopo, pastore di Adelaide.

Due ministranti affermano di aver avvertito il prelato delle violenze subite, ma monsignor Philippe Wilson ha sempre affermato - anche sotto giuramento in Tribunale - di non ricordare tali conversazioni e ha sempre negato qualsiasi accusa. Per quattro volte il suo staff di legali ha tentato di far archiviare il caso, sostenendo che la diagnosi di Alzheimer del vescovo avrebbe dovuto escluderlo dal processo. Tuttavia, dopo alcune visite svolte ad Adelaide, Wilson è stato ritenuto idoneo per sostenere un processo. L’udienza si è quindi svolta prima di Natale ed è ripresa ad aprile 2018.

Il 22 maggio, quindi, la sentenza del Tribunale di cui il presule si è detto inizialmente «deluso», assicurando che avrebbe intrapreso azioni legali nelle prossime settimane e che avrebbe continuato comunque a mantenere il suo ruolo ad Adelaide. Salvo poi fare un passo indietro e annunciare tre giorni dopo, il 25 maggio, che si sarebbe invece «messo da parte» dalla guida della diocesi. 

La Conferenza episcopale australiana - già piagata dai numerosi casi di abusi del clero in tutta la nazione e impegnata a preparare il Concilio plenario particolare che si terrà nel 2020 - non ha voluto insistere sulla vicenda, limitandosi a diramare il giorno stesso del verdetto una nota stringata in cui, spiegando che «non è ancora chiaro se (Wilson) farà appello», ribadiva che «la sicurezza dei bambini e degli adulti vulnerabili è una priorità assoluta per la Chiesa» in Australia. 

In attesa delle future decisioni della giustizia australiana e del Papa, l’arcidiocesi sarà quindi nelle mani del gesuita O’Kelly, originario di Adelaide, lì incardinato come presbitero e dal 2006 al 2009 anche vescovo ausiliare, prima della nomina a Port Pirie (cittadina a 140 km a nord di Adelaide). Dunque una figura che ha una profonda conoscenza del territorio. Come scrivono i vescovi della Conferenza episcopale in un altro breve comunicato in cui esprimono esprime l’apprezzamento per «la sollecitudine pastorale» del Papa, il vescovo O’Kelly «è noto nell’arcidiocesi di Adelaide ed è ben qualificato per il ruolo che gli è stato affidato».

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