Papa Francesco si dice «profondamente addolorato» per le vittime e la devastazione provocate dalla eruzione del vulcano “Fuego” in Guatemala. Secondo gli ultimi bilanci, si parla di 69 morti, almeno 46 feriti, 3.271 persone sfollate e 1 milione e 700mila colpite. In un telegramma inviato dal cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, al nunzio in Guatemala Nicolas Henry Marie Denis Thevenin, il Pontefice esprime tutto il suo cordoglio per i «danni materiali che hanno colpito un numero significativo di abitanti della zona». Si stringe quindi attorno ai feriti e ai familiari delle vittime e offre «preghiere di suffragio per il riposo eterno dei morti e prega per tutti coloro che soffrono le conseguenze del disastro naturale».

Anche monsignor Víctor Hugo Palma Paul, vescovo di Escuintla, diocesi di cui fa parte la regione in cui è eruttato il vulcano, ha inviato un comunicato in cui si legge: «Di fronte alla dolorosa perdita di vite umane, ai molti feriti e alle migliaia di persone colpite dalla recente eruzione del Volcán de Fuego, sia verso Escuintla che verso altri dipartimenti, presentiamo alle famiglie e alle persone colpite i nostri sentimenti di vicinanza e di solidarietà, illuminati dalla fede nel Dio di Gesù Cristo: Dio della vita e non della morte, della pace e non della distruzione, sempre pronto ad aiutare i suoi figli attraverso l’impegno dei credenti nel Vangelo della vita».

Nel messaggio, diffuso dall’agenzia Fides, il presule ricorda che la regione colpita «è una zona densamente popolata da agricoltori e proprietari di piccoli appezzamenti di terreno, come da produttori di caffè, verdura e frutta». La densità della popolazione è stata un fattore che ha aumentato la gravità della catastrofe, perché «molti degli abitanti sono stati praticamente isolati fisicamente da ogni sostegno e dal loro modo di lavorare e vivere».

Mentre il comportamento del vulcano rimane ancora incerto, il vescovo lancia un appello alle autorità governative locali e nazionali perchè continuino a prendersi cura delle vittime: «Non si lasci a metà il cammino fatto o l’attenzione verso tante migliaia di persone colpite ad Escuintla, Chimaltenango e Sacatepequez!».

Da parte loro, la Pastorale sociale e la Caritas diocesana hanno assicurato di aver avviato «interventi spontanei e poi organizzati, perché si avverte che l’emergenza sarà prolungata a causa della perdita di terreni e di case». Secondo quanto ha riferito Mario Arévalo, segretario esecutivo della Caritas guatemalteca, i soccorsi non sono ancora riusciti ad arrivare nelle zone più popolate e si teme una vera e propria ecatombe. «Le persone coinvolte sono un milione e 700 mila, numero che potrebbe aumentare ci sono gravissimi danni anche a infrastrutture pubbliche, soprattutto strade e ponti, per cui le comunicazioni sono molto difficili», ha detto.

Tra le azioni intraprese, sono stati istituiti nelle parrocchie tre centri di accoglienza per coloro che hanno perso case e proprietà, uno dei centri è la stessa cattedrale diocesana. Inoltre, sono stati aperti centri di raccolta per medicinali, abbigliamento e prodotti alimentari e, soprattutto, acqua potabile. La diocesi di Escuintla ha anche organizzato una colletta speciale per la prossima domenica 10 giugno in tutte le parrocchie dove saranno celebrando messe per le vittime.

Intanto continua a giungere per il Guatemala la solidarietà di tutto il mondo, in particolare dei Paesi vicini. Il Comitato permanente della Conferenza episcopale di Panama ha diffuso una dichiarazione in cui assicura vicinanza alla Chiesa e al popolo guatemalteco «per la sofferenza e il dolore causati dalla perdita della vita dei loro familiari, dei feriti e di quanti sono stati colpiti dall’eruzione del vulcano». I vescovi panamensi esprimono «solidarietà verso coloro che sono feriti e colpiti materialmente» e assicurano la loro preghiera «per coloro che sono morti» e per i loro parenti affinché «possano trovare la pace e la consolazione che solo Dio può dare». Da qui l’auspicio che «in mezzo alle ceneri possano trovare la forza per ricominciare di nuovo».

Anche la Conferenza episcopale del Messico si unisce al dolore e alle difficoltà provocate da questa emergenza, e in un comunicato ha chiesto a tutti di «unirsi, con un gesto di misericordia, con spirito generoso e carità fraterna, alla raccolta speciale a favore dei nostri fratelli del Guatemala, per soccorrerli e accompagnarli ora e nelle prossime fasi della ricostruzione. Il modo migliore per assicurare il nostro aiuto è attraverso le risorse economiche che facilitano e riattivano l’economia locale».

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