Recentemente, a una tra le più grandi bandiere del ciclismo italiano, Gino Bartali, è stata riconosciuta ufficialmente la cittadinanza onoraria dello Stato ebraico. «Un riconoscimento, per il grande ciclista fiorentino – si precisa sul portale dell’ebraismo italiano, Pagine Ebraiche – che arriva a cinque anni dalla proclamazione quale “Giusto tra le Nazioni” da parte dello stesso Yad Vashem e a ridosso della partenza del Giro d’Italia, che ha preso il via il 4 maggio da Gerusalemme anche per onorare il ricordo dell’indimenticabile campione che, sotto il nazifascismo, aiutò numerosi ebrei perseguitati a salvarsi dalle persecuzione».

Gino Bartali – tre volte vincitore al Giro d’Italia (1936, 1937, 1946), due al Tour de France (1938, 1948) – nel 2013 fu dichiarato, infatti, Giusto tra le nazioni, un particolare riconoscimento attribuito ai non ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita per salvare la vita anche di un solo ebreo dal genocidio nazista.

Fra il settembre del 1943 e il giugno del 1944, Bartali compì numerosi viaggi in bicicletta dalla stazione di Terontola-Cortona fino ad Assisi nascondendo (nei tubi del telaio della sua bicicletta) documenti e fototessere (che trovava nascoste nella cassetta delle elemosine del duomo di Firenze) per consentire a una stamperia segreta di falsificare i documenti che sarebbero serviti per salvare circa 800 cittadini di nazionalità ebrea. 

«Ginettaccio» (così chiamavano Bartali affettuosamente) per molto tempo, mantenne questo segreto a familiari e amici, e non ne fece mai motivo di vanto. Al figlio Andrea, Bartali spesso diceva: «Certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca».

C’era chi riconosceva in Bartali un buon padre di famiglia, e qualcuno in Francia lo chiamava già «le pieux», il pio, perché membro dell’Azione cattolica, terziario carmelitano e devoto di Pio XII.


Un grande campione e un buon cristiano, e il riconoscimento unanime di milioni di italiani e del popolo ebraico. Nel 2006 il presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi conferì a Gino Bartali la medaglia d’oro al merito civile per il gesto di grande solidarietà compiuto a favore degli ebrei, con la seguente motivazione: «Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale con encomiabile spirito cristiano e preclara virtù civica, collaborò con una struttura clandestina che diede ospitalità ed assistenza ai perseguitati politici e a quanti sfuggirono ai rastrellamenti nazifascisti in Toscana, riuscendo a salvare circa 800 cittadini ebrei». 

La cittadinanza onoraria dello Stato ebraico, che è stata riconosciuta a Gino Bartali, è un'ulteriore testimonianza del popolo ebraico, che non dimentica chi ha rischiato la vita per salvare altri uomini.

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