La Chiesa «è prudente e lascia libertà alla discussione»: il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo, delinea così il perimetro del dibattito che riguarderà la necessità di «valutare e ripensare i ministeri» all’assemblea che Papa Francesco ha convocato a ottobre del 2019 sul tema “Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale”.

Nel corso della conferenza stampa per la presentazione del documento preparatorio, oggi in Sala Stampa vaticana, molte domande dei giornalisti si sono concentrate su un passaggio del testo, contenuto nel paragrafo 14, nel quale si legge che: «Occorre individuare quale tipo di ministero ufficiale possa essere conferito alla donna, tenendo conto del ruolo centrale che le donne rivestono oggi nella Chiesa amazzonica. È altresì necessario sostenere il clero indigeno e nativo del territorio, valorizzandone l’identità culturale e i valori propri. Infine, bisogna progettare nuovi cammini affinché il popolo di Dio possa avere un accesso migliore e frequente all’eucaristia, centro della vita cristiana».

Un riferimento implicito alla possibilità di ordinare uomini sposati di provata fede, i cosiddetti “viri probati”, per rispondere al «gemito di migliaia di comunità private dell’Eucaristia domenicale per lunghi periodi» a causa dell’estensione dell’Amazzonia? I «nuovi cammini», ha risposto Baldisseri citando il documento, «dovranno incidere sui ministeri, sulla liturgia e sulla teologia (teologia india)». Questo, ha proseguito, «sarà il cammino da fare, vediamo in che maniera: qui abbiamo le domande che facciamo», ma il documento preparatorio, ha ricordato, non è l’Instrumentom laboris, ossia il testo di lavoro che verrà compilato a valle delle risposte raccolte da oggi dalla Segreteria del Sinodo. «Non abbiamo noi le risposte o le proposte o i suggerimenti». 

Con il documento, ha insistito il porporato, «abbiamo fatto un grande lavoro di investigazione, grazie soprattutto alla Repam, la Rete Ecclesiale Panamazzonica che è sul posto, e abbiamo scorso queste esigenze, queste urgenze, nel documento parliamo anche di “gerarchia delle urgenze”, che qui sono state messe in fila». Ora c’è un «lavoro da fare» ma «io non posso dare nessuna risposta». 

A chi domandava quali sono gli spazi della discussione, al di qua della esclusione delle donne dal sacerdozio, recentemente ribadito dal prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede Luis Ladaria, e al di là della prassi attuale, Baldisseri ha spiegato che «gli spazi sono quelli che la Dottrina della Chiesa dice e quella che è la disciplina attuale: ma siccome la Chiesa non è statica, ha 2000 anni di storia e c’è sempre un movimento, vedremo... Io non posso dire quel che accade e nemmeno sapere quali sono gli spazi, posso dire che lo spazio attuale è quello che è stato definito recentemente, poi lasciamo aperto a chi vuole opinare, dire, parlare». 

«Nella Chiesa – ha proseguito il porporato toscano – abbiamo imparato da Papa Francesco che quel che conta è avere parresia, franchezza di dire e anche fare delle proposte: siamo in questa linea. Noi come Sinodo abbiamo tranquillamente posto nel documento preparatorio queste frasi, queste esigenze che venivano naturalmente dal basso, da quello che abbiamo ascoltato. Ora non mettiamo i buoi davanti al carro: vogliamo solo offrire questo spazio di discussione, di ricerca. La chiesa non opprime l’intelligenza, non dice “non pensiamo più”, lascia la libertà di potersi esprimere. Naturalmente c’è un magistero, una disciplina che è presente ed è costituita. Ma non potrei dire di più di quel che è stato scritto nel documento». 

In particolare, la «sottolineatura» relativa al ruolo della donna «non viene da qui, viene da molto lontano», ha detto Baldisseri, «continuamente possiamo ascoltare le parole del Papa come di altri che c’è bisogno di dare più spazio alla donna a tutti i livelli». E se qualcuno faceva notare che il termine “viri probati” è assente dal documento preparatorio, il segretario del Sinodo ha risposto che «questa espressione che gira da parecchio tempo è stata presa e interpretata in vari modi: noi qui abbiamo collocato la parola “ministeri” perché vogliamo far decantare questa espressione. Lasciamo libertà alla gente di dirla, ma non esigete che noi la dobbiamo dirla in questa forma. Qua non c’è una dichiarazione ufficiale da parte della Santa Sede sui “viri probati”, lasciamo che questo tema faccia il suo corso e vedremo quel che potrà accadere. Certo è che il discorso non si concentra in un tema come questo, qui si parla di “ministeri” e i ministeri sono tanti, non ci sono solo i “viri probati” di cui si parla, persone già sposate che possano accedere al sacerdozio». 

Insomma, «la Chiesa è molto prudente e lascia libertà alla discussione: non vogliamo precludere niente» e «al tempo stesso la Chiesa in questo momento è nella sua posizione classica, quella dell’insegnamento che riguarda il sacerdozio nella disciplina della Chiesa latina». In generale, ha sottolineato Baldisseri, «lasciamo il tempo necessario alla riflessione affinché possiamo raccogliere queste riflessioni e poi proporle nell’Instrumentum laboris ai padri sinodali».

 

Nel corso della conferenza stampa - aperta da un videomessaggio del cardinale Claudio Hummes, presidente della Repam - il sottosegretario del Sinodo, monsignor Fabio Fabene, ha illustrato i prossimi passi del percorso sinodale. «Le varie diocesi e comunità del territorio Amazzonico già stanno organizzando incontri per la presentazione del testo al popolo di Dio, che prenderà parte al cammino sinodale in quanto è un soggetto di fondamentale importanza nell’ascolto della voce dello Spirito», ha detto. «Una realtà basilare nel contesto amazzonico è la Rete Ecclesiale Panamazzonica che già ha programmato decine di “assemblee” in tutto il territorio. È questa “consulta delle basi” che fornirà dati reali e concreti, in un processo sinodale. Sarà cura dei pastori raccogliere e riassumere i suggerimenti, le reazioni e le osservazioni al testo del documento preparatorio, ed elaborare risposte sintetiche al questionario, che poi saranno inviate alla Segreteria generale del Sinodo entro febbraio del 2019».

Sulla base delle risposte al questionario, come per ogni altro Sinodo, verrà preparato il secondo documento, denominato Instrumentum Laboris o “Documento di lavoro”, che costituirà il testo di riferimento per il dibattito sinodale. «Questo documento dovrebbe essere pubblicato e inviato ai Padri sinodali e agli altri partecipanti alcuni mesi prima della celebrazione dell'Assemblea sinodale, cioè intorno al mese di giugno 2019», ha spiegato monsignor Fabene.

 

Quanto ai partecipanti al Sinodo, ha sottolineato che «non esistono nella normativa sinodale criteri prestabiliti per questa tipologia di sinodo, così come per le Assemblee Ordinarie e Straordinarie», e i criteri approvati dal Papa per questo Sinodo prevedono la convocazione di tutti i presuli che hanno la cura pastorale del territorio Amazzonico. Parteciperanno tutti i Vescovi diocesani residenziali e gli Ordinari a loro equiparati secondo il Diritto di ogni circoscrizione ecclesiastica della Regione Panamazzonica. Esse sono 102 e sono così distribuite: Brasile (57), Colombia (14), Perù (10), Venezuela (7), Bolivia (6), Ecuador (5), Guyana Inglese (1), Guyana Francese (1), Suriname (1). 

A questi vescovi si aggiungono i presidenti delle suddette 7 Conferenze Episcopali coinvolte nella Regione Panamazzonica. Ovviamente, farà parte dell’Assemblea sinodale la presidenza della Rete Ecclesiale Panamazzonica (Repam), che ha già avuto e continuerà ad avere un ruolo rilevante nel cammino sinodale. Vi saranno poi rappresentanti della Conferenza dell’episcopato latino-americano (Celam), i capi dei Dicasteri vaticani competenti, religiosi e religiose attivi in Amazzonia, e infine «delegati fraterni» di altre confessioni, «assessori» esperti della materia e «uditori». Tra questi ultimi, ha confermato Baldisseri, vi sarà anche «una rappresentanza di indigeni».

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