Le false sicurezze delle logiche astratte favoriscono il possibile formarsi, in varia misura, di apparati perché possono trasmettere comportamenti codificati piuttosto che la continua novità della conversione del cuore, la ricerca del discernimento adeguato. Vi è il rischio che si crei un’atmosfera di bontà sì, e meglio che di egoismo e cattiveria, ma da ufficio, persino talora con il più avanzato clerically correct. Senza la freschezza, la vicinanza, del Vangelo.

Non che si possa pretendere che tutte le guide siano sante ma si possono per esempio cercare i modi affinché quelli - anche laici - che con saggezza aprono strade, rischiano, vanno oltre nella vita concreta, possano aiutare la Chiesa ad andare oltre. Invece di venire magari meno aiutati anche semplicemente perché quando sei fuori di certe cordate può essere tutto più difficile.

Pensiamo a tante iniziative per esempio dei laici che laici e consacrati vari potrebbero in tanti modi sostenere. Pensiamo al bravo prete che ha suggerito di lasciar stare ai parrocchiani che volevano andare in massa dal vescovo per chiedere di non spostarlo. È sempre giusto non cercare almeno qualche adeguata via di comunicazione che può tra l’altro aiutare il pastore in un discernimento vicino alle situazioni reali?

Un discernimento rinnovato potrà contribuire a scelte in tanti sensi rinnovate a proposito dei vescovi da eleggere. Spesso. oggi, in una diocesi non ci si conosce bene tutti. Tenere in adeguato conto l’impatto che il sacerdote ha avuto specie nelle parrocchie, nei territori, ossia negli ambienti non rarefatti della vita concreta. E questo considerando anche lo spazio che gli è stato dato o meno. Potendo dialogare su ciò. Sentire preti, religiosi, tanti laici ma non solo quelli diciamo in vario modo presentati dal vescovo precedente.

Vi può essere dunque una positiva “tensione” nei rapporti tra i vescovi (primato, collegialità) che può facilitare tra l’altro la partecipazione del popolo, anche delle singole persone, aiutando l’attutirsi delle eventuali logiche d’apparato. Anche forse, in vario modo, nell’ecumenismo. Importante poi distinguere le tendenze di fondo spirituali: razionaliste; spiritualiste; quelle che si potrebbero chiamare “del cuore divino e umano di Gesù”… Cercare di conoscere il più possibile, anche personalmente, il sacerdote in questione.

Si può dunque meditare insieme in modo rinnovato sulla vita della Chiesa, sui pericoli che possono appesantire il suo cammino, sulle soluzioni. Forse la crescita pure del popolo, della partecipazione ecclesiale complessiva, non ridotta, come potrebbe accadere talora, a ristretti apparati, circoli, di consacrati e laici, può aiutare tra l’altro i laici stipendiati dalla Chiesa. Nei miei interventi tocco vari punti, a tutto campo, che possono favorire anche una più piena sinodalità, una più diffusa partecipazione. Il dialogo può farsi spazio in tante situazioni in cui ora è poco vissuto e può persino venire considerato chiacchiera, ingerenza.

Vi è, Dio volendo, tanto bisogno di luce, di sete di luce. La sete di luce apre ad una ricerca intensa, alla generosità, al rischio, al sempre più profondo ritorno al Vangelo. Vi è un dono di luce che viene dall’alto e stimola e si alimenta con una generosità sempre più profonda. La luce, sempre dono di Dio, può venire dagli altri. Può anche venire gradualmente, per esempio, direttamente dall’andare oltre di un cuore in sincera comunione, obbedienza, generoso, libero, capace di rischiare.

Però la sete di luce porta a mille la generosità mentre la generosità può non portare a mille la sete di luce. Quest’ultima dunque è la sete fontale e pare un dono talora molto raro. Qualunque sia il tuo ruolo, la sete di luce ti orienterebbe a cercare ogni possibile fonte di luce con grande attenzione e ad entrare con discrezione intensamente in contatto dal vivo con esse.

Ma con il vario contributo di tutti può comunque crescere un’attesa viva della sempre nuova, rinnovante a tutto campo, venuta di Cristo. Pensiamo all’ecumenismo. Forse ad una parte, almeno, del mondo ebraico. Già uniti nelle intenzioni e nella speranza. Anche, nel profondo, con ogni uomo dal cuore aperto. In un’accoglienza reciproca, in una partecipazione, crescenti che possono favorire il superamento dei forse pericolanti sistemi della massificazione, della individualizzazione, della pseudo élitizzazione, teleguidati dai potenti.

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