«Un incontro memorabile». Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, sintetizza con queste poche, emozionate, parole l’udienza privata di questa mattina con Papa Francesco in occasione dei 50 anni dell’associazione fondata nel 1968 da don Oreste Benzi.

Insieme a sua moglie Tiziana, Ramonda ha accompagnato in Vaticano dieci persone membri della casa famiglia, tra cui due donne sulla sedia a rotelle. C’erano poi Gianpiero Cofano, segretario della Comunità, e Alberto Capannini, che ha riportato al Papa la testimonianza dei giovani volontari dell’associazione che operano nei campi profughi siriani al confine nord del Libano. 

Una esperienza di condivisione diretta dalla quale è nata «una proposta di pace», come la definisce la Comunità, scritta insieme ai siriani fuggiti dalla guerra. Alcune famiglie che vivevano nel campo profughi sono giunte in Italia tramite i corridoi umanitari, accompagnate proprio dai giovani volontari della Giovanni XXIII che si sono occupati della loro accoglienza ed integrazione.

«Abbiamo portato al Papa l’impegno di tanti laici che spendono la loro vita al fianco della povera gente in 42 paesi del mondo, seguendo il carisma di don Benzi», spiega Ramonda. Solo in Italia la Comunità è presente con 201 case famiglia, che accolgono 1.283 persone di tutte le età e di tutte le provenienze. Altre 50 sono le case famiglia nate all’estero.

Nel dialogo di oggi con il Papa non è mancato poi un cenno al tema dello sfruttamento delle donne, seguendo il filone già nella omelia della messa mattutina a Santa Marta. Una lotta, questa, che la Comunità di don Benzi porta avanti da anni arrivando a salvare dalla strada e dai suoi pericoli oltre 7 mila ragazze. Lo stesso Pontefice, nell’incontro con i giovani del pre-Sinodo, parlando del dramma della prostituzione, aveva lodato l’impegno dell’associazione. E aveva scelto di trascorrere uno dei suoi “Venerdì della Misericordia” (12 agosto 2016), gli appuntamenti fuori porta nati durante il Giubileo in luoghi di sofferenza e di disagio, in una struttura della Comunità Giovanni XXIII nella zona nord di Roma per incontrare 20 donne poco meno che trentenni liberate dalla schiavitù del racket della prostituzione e vittime di gravi violenze fisiche, che vivono ora protette alcune con i loro figli.

«Il Papa ancora una volta ci ha dimostrato di avere a cuore la sorte di tante giovani donne», spiega Giovanni Paolo Ramonda. Il Pontefice «ci ha spronato ad andare avanti nella battaglia iniziata da don Benzi per la liberazione di queste nostre sorelle». Quelle che lui, il sacerdote con “la tonaca lisa” scomparso nel 2007, chiamava con amarezza «le nuove schiave del sesso».

Il libro-testamento del sacerdote, per il quale è in corso la causa di beatificazione, dall’emblematico titolo “Con questa tonaca lisa”, è stato uno dei tre doni consegnati dai membri della Giovanni XXIII a Papa Francesco. Gli altri due erano “Il diario di Sandra”, ovvero la biografia della giovane volontaria della Comunità morta il 2 maggio del 1984 qualche giorno dopo che un’auto l’aveva investita mentre si recava ad un incontro di preghiera con il suo fidanzato, e “Pane Quotidiano”, il messalino tascabile con i commenti al Vangelo di don Oreste.

 

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