In Grecia, nella penisola Calcidica, esiste un luogo di grande fascino, in bilico tra passato e presente, su cui aleggia un’atmosfera spirituale: è il Monte Athos, una repubblica monastica autonoma, abitata da circa 2500 monaci ortodossi che vivono in venti monasteri, vere e proprie cittadelle medievali. Una legge, il famoso «Avaton», sancisce il divieto assoluto di accesso alle donne e regola con grande attenzione quello degli uomini: gli ortodossi possono entrare, ma non più di venti al giorno, e i non ortodossi solo con un permesso speciale e per non più di quattro giorni.

Grazie all’amicizia con uno dei ragazzi che, appartenenti a famiglie molto religiose, hanno facoltà di studiare nei conventi, il fotografo Stratos Kalafatis è riuscito a ritornare per ben 25 volte sul Monte Athos (tra il 2013 e il 2018) e ha ottenuto il permesso eccezionale di fotografare non solo gli splendidi edifici di stile bizantino e i paesaggi incontaminati, ma anche i monaci, molto restii e farsi ritrarre e desiderosi di non trasformare il loro eremo in un’attrazione turistica.

È nata così la mostra «Athos, i colori della fede» che, curata da Afrodite Oikonomidou, aprirà oggi alle 18 al Santuario di San Giovanni d’Andorno: visite fino al 29 luglio dal martedì alla domenica (10-12 e 14,30-18,30). L’evento è organizzato dall’Opera Pia Laicale di San Giovanni che lo ha voluto per il suo respiro internazionale e valore spirituale.

A legare il Santuario ai monasteri greci è la figura del santo. La leggenda vuole infatti che San Giovanni e la Vergine, in viaggio dalla Palestina a Cipro per far visita a Lazzaro, si siano fermati sul Monte Athos e che Maria, colpita dalla bellezza del luogo, abbia espresso il desiderio che quel luogo le fosse dedicato. Da quel giorno la Madonna è l’unica figura femminile ammessa tra i monaci.

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