Magari non avete mai sentito ancora parlare di Adenor Leonardo Bacchi, eppure a 57 anni il signor Bacchi ha fatto qualcosa che nel calcio degli assi nessuno fa mai: ha osato criticare uno sponsor. Quando Mastercard, onnipotente carta di credito brand della Coppa del Mondo, ha annunciato che avrebbe donato 10.000 pasti ai bambini poveri per ogni gol di Neymar, il signor Bacchi ha reagito «Capisco le buone intenzioni, ma meglio farlo chiunque segni, non solo Neymar: il calcio è gioco di squadra!».

Meglio noto col soprannome di Tite, ottenuto agli esordi, quando l’allenatore Scolari lo scambiò con un compagno, costretto a lasciare a 27 anni per un brutale infortunio al ginocchio, il nuovo allenatore del Brasile è arrivato quando pareva impossibile che la squadra si qualificasse, e potesse dunque vendicare l’orrendo 7 a 1 patito dalla Germania nel 2014 a Belo Horizonte. Quell’anno Tite non allenava, aveva preso dodici

Il difensore Marcelo: «Se Tite mi dice va e ammazza, io vado e ammazzo!»

mesi di studio, guardando centinaia di partite, e parlando spesso con i suoi tecnici di riferimento, Ancelotti e Guardiola, riflettendo sul calcio del XXI secolo, «dove il sudore conta quanto il genio». Per Tite non c’è da meravigliarsi se l’Islanda mette alla frusta l’Argentina di Messi, così va il mondo ormai. E per cancellare l’umiliazione dei cinque volte campioni, Tite ragiona, sorride e insegna: senza sudore non si vince.

Brasile favorito, ma deve scacciare i fantasmi tedeschi

Una banca brasiliana si fa pubblicità con le sue massime filosofiche, i giocatori lo adorano, «se Tite mi dice va e ammazza, io vado e ammazzo» ammette Marcelo, uno dei reduci della notte da streghe 2014.

E per ripartire, con una serie di otto vittorie dopo la débâcle del predecessore Dunga, Tite ha deciso di dare una seconda chance a tanti campioni piegati allora, richiamando Marcelo, Paulinho, Fernandinho, Willian, Silva e Neymar, che il grave infortunio sottrasse alla nottataccia.

Se il Brasile dovesse vincere la Coppa l’equazione sarebbe tutta lì, il sudore imposto dal saggio Tite e il genio di Neymar. Che scherza: «Io sono il miglior giocatore al mondo, perché Messi e Ronaldo sono extraterrestri». Ora però Messi sembra tornato tra noi comuni umani, travolto dal rigore parato dal gagliardo portiere islandese Halldorsson, mentre Cristiano Rolando vola ancora nell’iperuranio: grande opportunità per Neymar di diventare finalmente non solo l’asso più costoso di sempre, 266 milioni di euro, ma il campione nazionale che sogna sempre di essere. Lo seguono i dubbi sullo stile di vita, l’ex compagno argentino Mascherano fu invitato una volta a casa sua a Castelldefels, credeva per discutere di tattica in Europa e si trovò invece ad una festa sfrenata poco consona agli allenamenti.

Il ct della Svizzera: “Con il Brasile serve fortuna”

Con lui l’ex compagno di gioventù, quel Coutinho che, arrivando in Italia, fu salutato dall’esperto Billy Costacurta come «uno dei migliori acquisti di sempre», poi incompreso all’Inter trovò gloria al Liverpool e al Barcellona e che Tite sa far coesistere con Neymar. In porta la sicurezza di Allison Becker, giocatore della Roma la cui quotazione sale verso gli 80 milioni e che ha concesso solo 3 gol in undici presenze durante le qualificazioni con Tite.

Ero a Belo Horizonte l’8 luglio del 2014 per La Stampa, all’Estádio Mineirão. I colleghi delle dirette non riuscivano neppure a computare i quattro gol in diretta nei maledetti quattro minuti del primo tempo, dal 23’ al 29’, incubo del bravo Julio Cesar. La mattina, al Mercato Centrale che una volta ospitava lo stadio della città tutti, anziani, adulti, bambini indossavano la maglia oro di Neymar. Il giorno dopo non ne vedevate una in giro, lutto nazionale non dichiarato. Oggi, contro la tosta Svizzera, il saggio Tite deve fugare quei fantasmi, per lui e per il suo grande paese che vuole dimenticare col calcio l’altra catastrofe, la politica, con l’ex presidente, il leggendario Lula, a seguire la partita dal calcio, accusato di corruzione. 

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