«L’uomo è di fronte a questo bivio: Dio mi impone le cose o si prende cura di me? I suoi comandamenti sono solo una legge o contengono una parola per curarsi di me? Dio è padrone o Padre? Siamo sudditi o figli?». Sono le domande retoriche rivolte da Papa Francesco ai fedeli che hanno partecipato all’udienza generale in piazza San Pietro. Francesco ha proseguito un ciclo di catechesi sui «dieci Comandamenti», sottolineando che nell’originale ebraico non si parla in realtà di «comandamenti» ma di «parole», termine che rimanda a un «dialogo» tra padre e figli, e che ricorda che «il mondo non ha bisogno di legalismo, ma di cura, ha bisogno di cristiani con il cuore di figli». 

Nella Bibbia, ha detto Jorge Mario Bergoglio, «i Comandamenti non vivono per sé stessi, ma sono parte di un rapporto, di una relazione, quella dell’Alleanza fra Dio e il suo Popolo. All’inizio del capitolo 20 del libro dell’Esodo leggiamo: “Dio pronunciò tutte queste parole”. Sembra un’apertura come un’altra, ma niente nella Bibbia è banale. Il testo non dice: “Dio pronunciò questi Comandamenti”, ma “queste Parole”. La tradizione ebraica chiamerà sempre il Decalogo “le dieci Parole”. E il termine “decalogo” vuol dire proprio questo. Eppure hanno forma di leggi, sono oggettivamente dei comandamenti». Perché, dunque, la Bibbia «usa, proprio qui, il termine “dieci Parole”? E non dice “dieci Comandamenti”? Che differenza c’è fra un comando e una parola? Il comando – ha proseguito Francesco – è una comunicazione che non richiede il dialogo. La parola, invece, è il mezzo essenziale della relazione come dialogo». Infatti, «due persone che non si amano, non riescono a comunicare. Quando qualcuno parla al nostro cuore, la nostra solitudine finisce». In questo senso, «i Comandamenti sono parole di Dio, Dio si comunica in queste dieci Parole e aspetta la nostra risposta».

 

Il Papa ha fatto l’esempio del racconto biblico di Adamo ed Eva: «Il Tentatore, il diavolo, vuole ingannare l’uomo e la donna su questo punto: vuole convincerli che Dio ha vietato loro di mangiare il frutto dell’albero del bene e del male per tenerli sottomessi. La sfida è proprio questa: la prima norma che Dio ha dato all’uomo, è l’imposizione di un despota che vieta e costringe, o è la premura di un papà che sta curando i suoi piccoli e li protegge dall’autodistruzione? È una parola o è un comando? La più tragica, fra le varie menzogne che il serpente dice a Eva, è la suggestione di una divinità invidiosa, Dio è invidioso di voi, e possessiva, Dio non vuole che abbiate la libertà. I fatti dimostrano drammaticamente che il serpente ha mentito. Ha fatto credere che una parola di amore era un comando. L’uomo è di fronte a questo bivio: Dio mi impone le cose o si prende cura di me? I suoi comandamenti sono solo una legge o contengono una parola per curarsi di me? Dio è padrone o Padre? Cosa pensate voi?», ha insistito il Papa, e i fedeli hanno risposto in coro: «Padre». 

«Dio è padre – ha detto ancora Francesco – non dimenticatevi mai di questo, anche nelle situazioni più brutte pensate che avete un padre che ci ama tutti? Siamo sudditi o figli?». «Figli», ha risposto la folla di fedeli presenti all’udienza. «Questo combattimento, dentro e fuori di noi, si presenta continuamente: mille volte dobbiamo scegliere tra una mentalità da schiavi e una mentalità da figli. Il comandamento è dal padrone, la parola è dal padre».

 

«Uno spirito da schiavi non può che accogliere la Legge in modo oppressivo, e può produrre due risultati opposti: o una vita fatta di doveri e di obblighi, oppure una reazione violenta di rifiuto», ha detto ancora Bergoglio. «Tutto il Cristianesimo – ha sottolineato – è il passaggio dalla lettera della Legge allo Spirito che dà la vita. Gesù è la Parola del Padre, non è la condanna del Padre. Gesù è venuto a salvare con la sua parola, non a condannarci. Si vede quando un uomo o una donna hanno vissuto questo passaggio oppure no. La gente – ha sottolineato il Papa – si rende conto se un cristiano ragiona da figlio o da schiavo. E noi stessi ricordiamo se i nostri educatori si sono presi cura di noi come padri e madri, oppure se ci hanno solo imposto delle regole. I comandamenti sono il cammino alla libertà, perché sono la parola del padre che ci fa liberi in questo cammino. Cari fratelli e sorelle – ha concluso il Papa – il mondo non ha bisogno di legalismo, ma di cura. Ha bisogno di cristiani con il cuore di figli».

 

Prima dell’udienza generale, il Papa ha incontrato nell’Aula Paolo VI vari gruppi di ammalati e in particolare un gruppo di malati di Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) in occasione della Giornata Mondiale sulla Sla che si celebra domani 21 giugno. Giunto in piazza San Pietro, Francesco ha invitato i fedeli presenti all’interno del colonnato beniniano un applauso per salutare i malati che assistevano alla catechesi sui maxischermi nell’Aula Nervi. 

A conclusione dell’udienza il Rony Roller Circus si è esibito in un breve spettacolo per il Papa: «Ci hanno fatto vedere come la bellezza fa bene all’anima e al corpo – ha commentato Francesco – e questa bellezza che loro ci hanno fatto vedere non è una bellezza che si trova così, è una bellezza che loro fanno con tanto lavoro, ore e ore di allenamento, ma alla fine sono riusciti a fare questo che, come ogni bellezza, ci avvicina a Dio: grazie tante!». 

Ai pellegrini di lingua tedesca, il Papa ha chiesto preghiere per il suo «pellegrinaggio ecumenico» a Ginevra, dove si recherà domani per il 70esimo anniversario del Consiglio ecumenico delle Chiese.

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