Dopo il dialogo del presidente Macron con i vescovi francesi durante l’incontro al Collège des Bernardins, proseguono Oltralpe le inziative di confronto, serio e responsabile, tra laici e cattolici, tra Chiesa e mondo politico.

 

Il deputato François Ruffin, politico della sinistra francese di Jean-Luc Mélenchon, in un lungo colloquio che racconta il periodico La Vie, si pone a tu per tu con un vescovo cattolico, il pastore di Amiens Olivier Leborgne, per parlargli del suo rapporto con Dio e la religione, della pace interiore e della pace sociale.

 

Un dialogo sincero che si è dilatato nel tempo, scandito da interrogativi, questioni aperte che attraversano il mondo contemporaneo e la cultura post-moderna, e che sono dentro le contraddizioni di una società incapace di comprendere il ruolo della religione, non solo cattolica.  

 

François Ruffin afferma di non credere in Dio. È stato il primo della mia famiglia e l'unico della sua classe a non fare la prima comunione. Pur partendo dall’esperienza formativa nelle scuole dei gesuiti, fin dall’infanzia, ha avuto una certa riluttanza nei confronti della fede. 

 

Nel colloquio con il vescovo di Amiens, il deputato confessa di aver avuto un contrasto forte con l’idea di Dio, fino a soffrire per questa situazione di incoerenza da parte della Chiesa rispetto alle parole del Vangelo di Cristo. Nel primo incontro con Leborgne, Ruffin esordisce con questa frase emblematica: «C’è almeno una ragione per cui lei mi piace, la sua marginalità. In effetti, la Chiesa cattolica è oggi marginale oggi». 

 

Il colloquio si sviluppa sui temi caldi e fondamentali dal punto di vista sociale e antropologico: bioetica, integralismi religiosi, società e migrazioni. Ruffin rivolgendosi al vescovo Leborgne afferma «Se avessi a che fare con la Chiesa del XVIII secolo, è probabile che mi opporrei. Era un’istituzione potente che venne in soccorso del potere. Ma non siamo più nella stessa situazione storica».

 

Sagge e profonde le parole del pastore di Amiens, rivolte al deputato: «La speranza per me significa che il cielo non è inaccessibile ed è aperto a tutti gli uomini. È un volto chiamato Gesù Cristo, che è Dio, che è diventato carne della mia carne, che è venuto a condividere la mia vita anche nella mia morte, anche in tutto ciò che mi rende indegno, tutto ciò che deturpa, tutto ciò che disumanizza, anche nella violenza. La sua misericordia supera ogni limite umano».

È solo l’inizio di un cammino, ma qualcosa nella Francia laica sta cambiando: la globalizzazione, la società multuculturale e interreligiosa ha ormai determinato di fatto un superamento della vecchia idea di laicità pura. 

 

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