L’incontro con i capi di Chiese e comunità cristiane del Medio Oriente che Papa Francesco avrà a Bari, sabato prossimo, sarà una «chiamata alle coscienze» dei potenti del mondo affinché si ponga fine alle violenze, secondo il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della congregazione per le Chiese orientali, che ha presentato oggi l’evento del 7 luglio, ricordando che il terrorismo miete vittime sia tra i musulmani che tra i cristiani e le altre minoranze di una regione dove, ha ricordato da parte sua il responsabile vaticano dell’ecumenismo, il cardinale Kurt Koch, i cristiani in un secolo sono passati dal 20% al 4% della popolazione complessiva.

Jorge Mario Bergoglio raggiungerà Bari in elicottero, dove sarà accolto alle 8,15 dal vescovo Francesco Cacucci e dalle autorità civili, e per prima cosa ragiungerà la basilica di San Nicola, dove Francesco e i patriarchi scenderanno nella cripta per la venerazione delle reliquie di San Nicola, e raggiungeranno poi insieme in pullman la «rotonda» sul lungomare. 

La mattinata entra qui nel vivo. La giornata del 7 luglio, ha infatti spiegato il cardinale Sandri in Vaticano, «si comporrà di due grandi momenti: la preghiera sul lungomare insieme ai fedeli che vorranno partecipare di persona o in diretta televisiva», verso le 9,15, e, tornati alla basilica di San Nicola intorno alle 10,30, «il momento di riflessione e ascolto reciproco tra il Santo Padre e i capi delle Chiese e comunità ecclesiali del Medio Oriente, portando ciascuno il proprio punto di vista, osservazioni e proposte. A una relazione introduttiva, che è stato deciso di affidare a monsignor Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del patriarcato latino di Gerusalemme, seguirà un tempo di interventi liberi. Tutta questa parte si svolgerà a porte chiuse. È previsto che il Santo Padre rivolga una parola all’inizio della Preghiera pubblica e al termine dell’incontro, quando, riaperte le porte della basilica di San Nicola, papa Francesco e gli altri presenti si recheranno sul sagrato, e libereranno nel cielo delle colombe che saranno state consegnate loro dai alcuni bambini». Dopo la mattinata, il Papa e i patriarchi pranzano insieme all’arcivescovado. Francesco si congeda da loro verso le 15,30 per fare poi rientro in Vaticano.

Non è prevista una «dichiarazione comune» finale, ha spiegato il Porporato italo-argentino, «ma le parole del Papa, soprattutto alla fine dell’incontro, potranno essere guida, punti per poter configurare un appello concreto per la situazione dei cristiani perseguitati e la mancanza di pace. Il tema del logo di questa riunione di Bari è “Su di te sia pace”. Direttamente non ci sarà una decisione concreta, ma speriamo che quelli che sono i responsabili della situazione del mondo, e soprattutto di questa regione, possano ascoltare e indirettamente sia per loro una chiamata alle coscienze per cercare non il sopruso e la forza della violenza ma la soluzione politica».

Sandri non ha escluso per il futuro la possibilità di un incontro sul Medio Oriente che coinvolga anche rappresentanti musulmani ed ebrei, ma «in questo caso – ha sottolineato – si è voluto mettere in risalto la solidarietà tra i cristiani in relazione alla situazione in Medio Oriente», il che «non significa escludere, nel volere la pace, gli altri che non sono cristiani». E d’altronde, «tutti sappiamo – ha detto Sandri – che le vittime del terrorismo o della violenza non sono vittime selezionate: cascano tutti quando c’è questo linguaggio dell’odio e della violenza, quando è profanato il nome di Dio che è pace tante sono le vittime anche dei credenti islamici, e cristiani, yazidi, di diverse appartenenze: il viaggio del Papa in Egitto con la visita ad al-Azhar è stato un gesto di grande eloquenza su questa comune appartenenza all’essere umano, alla natura umana, e la comune sofferenza e danno alla dignità della persona umana per attentati che sono sia per i cristiani che per i musulmani».

Il Medio Oriente, «terra delle origini, è anche una delle regioni del mondo in cui la situazione dei cristiani è più precaria, a causa di guerre e persecuzioni molte famiglie abbandonano la loro patria storica per cercare un futuro migliore», ha detto da parte sua il Cardinale presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. «La percentuale dei cristiani in Medio Oriente è diminuita drasticamente nell’arco di un secolo: mentre rappresentavano il 20% della popolazione mediorientale prima della prima guerra mondiale, ora sono solo il 4%. Regione martirizzata, il Medio Oriente è anche un luogo dove le relazioni ecumeniche sono più forti e promettenti in particolare tra ortodossi e cattolici», ha detto Koch, che ha poi indicato tre dimensioni: l’ecumenismo della vita, ossia quello «concreto e vissuto quotidianamente» dai cristiani mediorientali, come ha avuto a dire papa Francesco, l’ecumenismo della santità, poiché «la difficile situazione in Medio Oriente è una chiamata alla santità e un pegno di unità», e, infine, concetto caro a Jorge Mario Bergoglio sin dall’inizio del Pontificato, l’ecumenismo del sangue: «Quelli che per odio alla fede uccidono, perseguitano i cristiani, non domandano loro se sono ortodossi o se sono cattolici: sono cristiani. Il sangue cristiano è lo stesso», disse il Papa al Santo Sepolcro di Gerusalemme con parole citate dal Porporato svizzero che ha notato come il concetto sia stato ripreso nel corso degli anni dalle diverse dichiarazioni congiunte che Francesco ha firmato con Bartolomeo (2014), Karekin (2016), Kirill (2016) e Tawadros (2017). 

Koch ha concluso il suo intervento ricordando quattro «principi» di fondo: primo, «i cristiani rimarranno in Medio Oriente solo se la pace sarà ristabilita», secondo, «non è possibile immaginare un Medio Oriente senza cristiani, non solo per ragioni religiose ma anche politiche e sociali», terzo, «i cristiani non vogliono essere una “minoranza protetta” e benevolmente tollerata. Essi vogliono essere cittadini i cui diritti sono difesi e garantiti assieme a tutti gli altri cittadini», ha detto ancora il Porporato citando il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, e, infine, «è urgente necessità proseguire il dialogo interreligioso».

Partecipano alla giornata barese, per le Chiese orientali il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, il metropolita Hilarion in rappresentanza del patriarca russo Kirill, il patriarca greco-ortodosso di Alessandria e di tutta l’Africa Theodoros II, l’arcivescovo Nektarios in rappresentanza del patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, il metropolita Vasilios in rappresentanza dell’arcivescovo di Cipro. Sono poi presenti per le Chiese orientali ortodosse Tawadros II, papa di Alessandria, Aphrem II, patriarca siro-ortodosso di Antiochia, il vescovo Hovakim in rappresentanza del catholicos armeno Karekin II, e il catholicos di Cilicia Aram I, nonché il patriarca della Chiesa assira dell’est Gewargis II. Per le Chiese cattoliche orientali ci saranno il patriarca di Alessandria dei copti Ibraham, il patriarca di Antiochia dei siri Ignace Youssif III, il patriarca maronita cardinale Becera Boutros Rai, l’arcivescovo metropolita di Aleppo Jean-Clement Jeanbart in rappresentanza del patriarca melkita di Antiochia, il patriarca caldeo cardinale Louis Sako, il patriarca armeno di Cilicia Krikor Bedros XX e l’ammnistratore apostolico del patriarcato latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa. A Bari ci saranno infine il vescovo luterano Sani Ibrahim Azar e la segretaria generale del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente Souraya Bechelany. Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, e il cardinale Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee) sono stati sollecitati a sensibilizzare le comunità cattoliche per questo appuntamento. 

Una telefonata dei mesi scorsi sulla Siria tra il Papa e il patriarca russo Kirill avvenuta poci giorni prima l’annuncio dell’incontro di Bari, ha detto Koch, è stata «un ulteriore momento, ma non la causa, la ragione» di un incontro prepatato già da «lungo» tempo e chiesto in passato da «molti patriarchi e capi delle Chiese». 

Più in generale, «siamo contenti che anche la Chiesa ortodossa russa sia preoccupata per la situazione» dei cristiani in Medio Oriente.

Sandri ha sottolineato che nella recente udienza alla Riunione Opere Aiuto Chiese orientali (Roaco), il Papa, lasciato da parte il testo scritto, «si è lanciato in una delle sue così belle improvvisazioni così piene di spirito profetico, ha parlato anche degli epuloni: come dice il cardinale Koch, la prima condizione dell’ecumenismo e della vita della Chiesa è la propria conversione, essere testimoni non solo con parole ma con vita. Questo vale per tutti e noi cattolici la dobbiamo applicare in prima luogo a noi stessi, ma possiamo dire che non vale per gli ortodossi?, che non vale per i musulmani?, che possono disprezzare gli altri? o per gli ebrei? Tutti possiamo essere soggetto di egoismo e nello stesso tempo possiamo rispondere a questa chiamata a servire gli altri».

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