Il braccialetto elettronico è arrivato e questa mattina, giovedì 5 luglio, Nicolò Mirandola, ha lasciato il carcere Lorusso e Cutugno di Torino. Attivista del centro sociale Askatasuna, era stato arrestato in seguito agli scontri dello scorso 22 febbraio, quando il corteo antifascista contro un comizio di CasaPound si era trasformato in una serie di scontri tra manifestanti e poliziotti. È accusato di concorso morale agli episodi di violenza.

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Da giorni la madre del giovane, che aveva iniziato lo sciopero della fame, manifestava davanti all’ingresso del carcere per denunciare l’ingiustizia: «Mio figlio è rinchiuso soltanto perché non è disponibile il braccialetto. L’11 giugno, infatti, il Gip aveva accettato la richiesta di scarcerazione, concedendo gli arresti domiciliari.

È lo stesso centro Askatasuna a dare notizia, attraverso la propria pagina social, della scarcerazione: «Ringraziamo le migliaia di persone che hanno manifestato la loro solidarietà, condividendo le parole di Nicolò, parlando della sua storia agli amici e ai colleghi di lavoro, inviando foto di sostegno per la campagna #NicoLibero, scrivendogli in carcere».

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