È stato un colloquio molto cordiale e denso di contenuti quello che si è svolto questa mattina a Seoul tra monsignor Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, e il presidente della Repubblica di Corea, Moon Jae-in.

Il “ministro degli Esteri” della Santa Sede - informa una breve nota della Sala Stampa vaticana - ha portato il saluto, il sostegno e la preghiera di Papa Francesco per il percorso di pace e riconciliazione nella Penisola Coreana. Il presidente ha risposto dicendo: «Papa Francesco ha contribuito al successo del Vertice tra le due Coree, merito del suo messaggio di pace e armonia». Durante il colloquio è stata inoltre sottolineata l’importanza di rilanciare ogni utile iniziativa di carattere umanitario, come pure l’urgenza di favorire nei giovani una cultura di pace.

Gallagher è arrivato in Corea del Sud ieri, mercoledì 4 luglio. Il suo viaggio durerà sei giorni e ha registrato anche una tappa al confine demilitarizzato con la Corea del Nord ieri pomeriggio, durante la quale l’arcivescovo ha visitato il cantiere di una cattedrale cattolica all’interno della “Joint Security Area” (Jsa) che sarà completata entro marzo del 2019. Ad accompagnare il diplomatico vaticano c’erano il cardinale Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seoul; il nunzio Alfred Xuereb; monsignor Hyginus Kim Hee-joong, arcivescovo di Gwangju; Francis Xavier Yu Soo-il, ordinario militare in Corea.

Firmando il libro dei visitatori della Jsa, Gallagher ha sottolineato che: «È un onore raro visitare questo luogo di importanza storica per la Corea e per il mondo, un sito che nel passato è stato di divisione, prego nel nome di Papa Francesco che in futuro sarà un luogo di speranza e di riconciliazione».


Nel corso della conferenza stampa che si è tenuta con i media locali il delegato della Santa Sede ha confermato che l'accordo raggiunta è stato un momento storico: «Un periodo di speranza e il Santo Padre sostiene questo movimento. Non abbiamo alcun dubbio sul fatto che ci saranno molte sfide e molte difficoltà da affrontare, ma la determinazione che il popolo coreano ha sempre dimostrato lo aiuterà lungo il cammino lo attende in futuro, sono sicuro che, con le preghiere e il sostegno dei cristiani e di altri uomini e donne di buona fede in tutto il mondo, molte cose buone saranno raggiunte nei prossimi mesi. Preghiamo per questo».


«Andiamo avanti affrontando le nostre sfide - ha aggiunto il diplomatico vaticano ai giornalisti - a prescindere dal lato del confine in cui ci troviamo, qualunque sia la situazione in cui ci troviamo, dobbiamo cercare di lavorare per far progredire lo sviluppo della società di tutta la penisola coreana, grazie anche al contributo dei paesi amici».

Domani, venerdì 6 luglio, è in programma il colloquio tra l’arcivescovo e il suo omologo sudcoreano, il ministro Kang Kyung-wha, e l’incontro con circa 45 legislatori cattolici. Il prelato interverrà poi ad un Simposio cattolico sulla pace e sui diritti umani e celebrerà una messa nella cattedrale di Myeongdong, nel centro di Seoul, prima di lasciare il paese il prossimo lunedì 9 luglio.

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