«Il Medio Oriente è divenuto terra di gente che lascia la propria terra. E c’è il rischio che la presenza di nostri fratelli e sorelle nella fede sia cancellata, deturpando il volto stesso della regione, perché un Medio Oriente senza cristiani non sarebbe Medio Oriente». Sono un grido levato al cielo le parole con cui Papa Francesco, che denuncia «l’omicidio dell’indifferenza» sulla martoriata regione dalla quale molti cristiani fuggono: in Siria sono passati da 2,2 milioni a 1,2 milioni, mentre in Iraq sono scesi a 250 mila, contro il milione e mezzo di inizio anni Novanta.

Con Francesco a Bari ci sono una ventina di capi delle Chiese cristiane in Medio Oriente, cattolici, ortodossi, protestanti. Tra di loro il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, Teodoro II di Alessandria, il metropolita russo Hilarion, il papa copto Tawadros, il patriarca siro-ortodosso Mar Gewargis II, i patriarchi delle Chiese orientali cattoliche, tra i quali Pierbattista Pizzaballa (patriarcato latino di Gerusalemme) e i cardinali Béchara Rai (maroniti del Libano) e Luis Raphael I Sako (caldei dell’Iraq) e il vescovo luterano di Giordania Sani Ibrahim Azar.

Prima dell’incontro di preghiera sul lungomare di Bari, Francesco e i patriarchi si sono riuniti nella chiesa dove riposano le spoglie di san Nicola, santo veneratissimo anche in tutto l’Oriente cristiano. Papa Bergoglio sulla soglia della basilica ha accolto e abbracciato uno ad uno i suoi ospiti, convocati in questa città ponte con l’Oriente per riflettere sulla situazione di una regione martoriata. Il Pontefice e i patriarchi sono quindi scesi nella cripta per venerare le reliquie di san Nicola. Francesco si è inginocchiato con difficoltà, quindi ha acceso la lampada uniflamma che arde perennemente in quel luogo: ha forma di caravella, è alimentata da due sorgenti di olio. Sta a indicare che un’unica fede è vissuta nelle due tradizioni, quella orientale e quella occidentale, venne accesa da Papa Pio XI e donata nel 1936 da un’associazione romana.

Dopo la preghiera a san Nicola, il Papa e i patriarchi si sono trasferiti in pullman sul lungomare, alla Rotonda, dove sono riunite centinaia di migliaia di persone per l’incontro di preghiera, che è stato introdotto dalle parole di Francesco. «Siamo giunti pellegrini a Bari, finestra spalancata sul vicino Oriente, portando nel cuore le nostre Chiese, i popoli e le molte persone che vivono situazioni di grande sofferenza. A loro diciamo: “vi siamo vicini”».

Qui, ha detto Bergoglio, «contempliamo l’orizzonte e il mare e ci sentiamo spinti a vivere questa giornata con la mente e il cuore rivolti al Medio Oriente, crocevia di civiltà e culla delle grandi religioni monoteistiche. Lì è venuto a visitarci il Signore... Da lì si è propagata nel mondo intero la luce della fede. Lì sono sgorgate le fresche sorgenti della spiritualità e del monachesimo. Lì si conservano riti antichi unici e ricchezze inestimabili dell’arte sacra e della teologia, lì dimora l’eredità di grandi Padri nella fede. Questa tradizione è un tesoro da custodire con tutte le nostre forze, perché in Medio Oriente ci sono le radici delle nostre stesse anime».

«Ma su questa splendida regione – ha detto ancora Francesco - si è addensata, specialmente negli ultimi anni, una fitta coltre di tenebre: guerra, violenza e distruzione, occupazioni e forme di fondamentalismo, migrazioni forzate e abbandono, il tutto nel silenzio di tanti e con la complicità di molti. Il Medio Oriente è divenuto terra di gente che lascia la propria terra. E c’è il rischio che la presenza di nostri fratelli e sorelle nella fede sia cancellata, deturpando il volto stesso della regione, perché un Medio Oriente senza cristiani non sarebbe Medio Oriente».

«Preghiamo uniti – ha aggiunto il Pontefice - per invocare dal Signore del cielo quella pace che i potenti in terra non sono ancora riusciti a trovare. Per i fratelli che soffrono e per gli amici di ogni popolo e credo, ripetiamo: su te sia pace! Col salmista imploriamolo in modo particolare per Gerusalemme, città santa amata da Dio e ferita dagli uomini, sulla quale ancora il Signore piange: su te sia pace!».

Il grido di pace, ha spiegato il Papa, «è il grido dei tanti Abele di oggi che sale al trono di Dio. Per loro non possiamo più permetterci, in Medio Oriente come ovunque nel mondo, di dire: “Sono forse io il custode di mio fratello?”. L’indifferenza uccide – ha concluso Francesco - e noi vogliamo essere voce che contrasta l’omicidio dell’indifferenza. Vogliamo dare voce a chi non ha voce, a chi può solo inghiottire lacrime, perché il Medio Oriente oggi piange, soffre e tace, mentre altri lo calpestano in cerca di potere e ricchezze. Per i piccoli, i semplici, i feriti, per loro dalla cui parte sta Dio, noi imploriamo: sia pace!».

L’incontro è continuato con le Letture e le preghiere. Particolarmente significativa quella per la pace letta in greco dal patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo: «Signore Gesù Cristo… ispira cose buone nei cuori di coloro che vogliono la guerra e pacifica anche i nostri cuori, libera noi e tutti gli uomini dai desideri malvagi e avidi e semina nei nostri e nei loro cuori uno spirito di giustizia, di riconciliazione e di amore verso tutti i nostri fratelli». E quella letta in arabo da Tawadros II, papa di Alessandria dei copti: «Signore, ti ringraziamo per ogni condizione, circa ogni condizione e in ogni condizione. Perché tu ci hai protetti, ci hai aiutati, ci hai preservati, ci hai accolti, ci hai risparmiati, ci hai sostenuti». Tawadros, la cui cattedrale dedicata a san Marco al Cairo ha le colonne macchiate col sangue dei martiri dei recenti attentati fondamentalisti, ha pregato per «tutti i martiri che sono morti per il tuo santo nome».

Al termine della veglia di preghiera in riva al mare, Francesco e i patriarchi, a bordo del pullman, fanno ritorno nella basilica di san Nicola, dove inizia un dialogo a porte chiuse di due ore e mezza. Dopo una relazione introduttiva dell’arcivescovo Pizzaballa, amministratore del patriarcato latino di Gerusalemme, si discute apertamente e lontano dalle telecamere della situazione del Medio Oriente e del dramma dei cristiani. Alle 13.30 il Papa e i suoi ospiti si trasferiscono insieme in arcivescovado per il pranzo in comune.

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