Le infiltrazioni della ’ndrangheta calabrese a Rocca di Papa, comune dei Castelli Romani. Quattro persone sono state arrestate dalla Squadra Mobile della polizia di stato con le accuse di intestazione fittizia di beni, trasferimento fraudolento di valori, finalizzato ad eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali.

L’indagine dei poliziotti, coordinata dalla Dda della procura di Roma, ha portato alla luce la penetrazione della cosca Molè di Gioia Tauro (Reggio Calabria) in importanti strutture ricettive a Rocca di Papa. Gli agenti della Mobile, coordinati dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal pm Giovanni Musarò, hanno inoltre sequestrato beni, società, ditte ed immobili, situati sia nel Lazio sia in Calabria per un valore di circa 4 milioni di euro.

Gli arrestati

Sono finiti in carcere Agostino Cosoleto di 57 anni, suo figlio Francesco di 32 anni, e Teodoro Mazzaferro di 61 anni. È finita invece agli arresti domiciliari Maria Luppino di 49 anni. I legami di Agostino Cosoleto con la ’ndrangheta operante nella fascia tirrenica della provincia di Reggio Calabria è nota da tempo: l’affinità con la blasonata cosca dei Molè di Gioia Tauro, storicamente alleata, fino al 2008, alla cosca Piromalli, egemone sull’intero mandamento tirrenico. L’alleanza deriva oltre che da un’amicizia da legami di parentela: Francesco Cosoleto, figlio di Agostino, è coniugato con Maria Teresa Molè, figlia del boss Rocco, reggente della cosca fino al febbraio 2008, data in cui è stato ucciso. La cosca nel corso degli anni però si è allargata fino alla Capitale, trovando nella zona dei Castelli Romani e in particolare nel Comune di Rocca di Papa terreno fertile per gli affari.

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