«La Santa Sede nutre la speranza che il Global Compact for Migration non si limiti solo ad una buona gestione della migrazione, ma possa veramente essere un significativo passo avanti al servizio della persona, non solo di ogni migrante, ma di tutta l’umanità». È quanto ha dichiarato l’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu di New York, intervenendo alla sessione conclusiva dei negoziati intergovernativi sull’«accordo per una migrazione sicura, ordinata e regolare». 

Il delegato vaticano ha affermato che il processo globale di definizione del documento è un percorso educativo sulle migrazioni internazionali, dove al centro è stata sempre una narrazione positiva del fenomeno e anche che «il vivace scambio di idee sulla questione, i dibattiti onesti su alcuni termini e principi chiave, le innumerevoli conversazioni e dialoghi tra delegazioni e co-facilitatori e tra le stesse delegazioni, l’elenco delle best practice inserite nel Global Compact hanno migliorato la nostra comprensione a riguardo».

Nel suo intervento - riportato da Vatican News - Auza ha voluto sottolineare che questa visione globale sulle migrazioni «fungerà da punto di riferimento internazionale, nella gestione globale della migrazione, non solo per i governi ma anche per la cooperazione internazionale e per le organizzazioni non governative, tra cui quelle basate sull’esperienza di fede, che hanno le mani in pasta e sono presenti sul territorio per aiutare i migranti». 

Secondo l’osservatore permanente, il Global Compact non giustificherà più l’alibi dell’ignoranza perché «Stati, società civile o chiunque di noi, non potrà non essere consapevole delle sfide che le persone migranti devono affrontare e delle nostre responsabilità nei loro confronti, in particolare verso le persone più bisognose della nostra solidarietà».

Infine monsignor Auza ha espresso la gratitudine della Santa Sede per aver tenuto conto, nella stesura del documento, delle indicazioni di Papa Francesco sulla questione migratoria sintetizzate nei quattro verbi: «accogliere, proteggere, promuovere e integrare». Sono questi, ha detto, «principi che garantiscono il rispetto della dignità umana di tutti i migranti» nonché «la bussola dell’agire della Chiesa di fronte a questo storico e globale movimento di interi popoli».

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