«Siamo coscienti che il dialogo è l’unica forma per arrivare alla pacificazione del Paese». Lo ha detto il cardinale Leopoldo Brenes, presidente della Conferenza episcopale del Nicaragua, in una intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000. Sono le prime parole del porporato dopo l’aggressione subìta lunedì scorso, insieme al nunzio e altri vescovi, da parte di paramilitari vicini al governo Ortega mentre stava andando a esprimere la vicinanza della comunità ecclesiale di Diriamba nella parrocchia di Diriamba, città al centro di scontri.

«La Conferenza episcopale - ha detto Brenes - nella riunione dell’altro ieri ha deciso di continuare con il lavoro del dialogo perché il Papa nei suoi ultimi interventi, come ad esempio all’Angelus, ha esortato a proseguire con questo lavoro. Umanamente - ha aggiunto ci sta avere paura ma l’accompagnamento dei nostri sacerdoti per mezzo della preghiera è per noi una forza costante».

A fine giugno scorso il cardinale ha incontrato il Pontefice in Vaticano insieme al vescovo ausiliare di Managua, Silvio José Baez, anche lui vittima delle aggressioni a Diriamba: «È stato un incontro cordiale di un padre con un figlio, un amico - ha detto - ci ha incoraggiato a continuare con il lavoro del dialogo, a mantenere l’unità della Conferenza episcopale e a stare vicini alla nostra popolazione nella sua sofferenza. Ha offerto da parte sua la preghiera perché noi possiamo continuare la nostra missione».

Parole confermate dal nunzio Waldemar Stanislaw Sommertag, che ad alcuni giornali locali ha detto di aver sentito Papa Francesco e che il Pontefice è «molto preoccupato» per quello che sta accadendo nel Paese, in particolare per la popolazione che subisce quotidianamente questo tipo di violenze. «Il Santo Padre vuole che i diritti umani siano rispettati, e non solo quelli dei vescovi», ha affermato il nunzio.

Intanto in Nicaragua proseguono le proteste popolari e ieri almeno due persone sono state uccise nella città di Masaya, dove la polizia ha usato armi pesanti contro i manifestanti. Oggi le forze filogovernative hanno posto sotto assedio la Chiesa della Divina Misericordia a Managua, dove circa 200 studenti si sono rifugiati nelle dimostrazioni contro Daniel Ortega, accusato di aver istituito con sua moglie una «dittatura» segnata dalla corruzione.

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