Una brutta vicenda locale, che nell’India del nazionalismo indù rischia di trasformarsi in un atto di accusa generalizzato contro le suore di Madre Teresa. Da una decina di giorni le Missionarie della Carità sono nell’occhio del ciclone per una vicenda giudiziaria che a Ranchi ha visto una di loro finire dietro le sbarre, insieme a una collaboratrice laica, con l’accusa di traffico di adozioni illegali.

I fatti sarebbero avvenuti in una casa per ragazze madri che le religiose portano avanti nel capoluogo dello Stato del Jharkhand, una delle ben 243 strutture al servizio degli ultimi che le suore dal sari bianco bordato di azzurro tengono aperte ogni giorno in tutta l’India. Le autorità giudiziarie hanno raccolto la denuncia di una coppia indiana che avrebbe versato 120 mila rupie (circa 1500 euro) per avere in adozione uno dei bambini delle ragazze madri. E stando alle indagini non si tratterebbe di un episodio isolato in quella struttura. Va aggiunto, inoltre, che dal 2015 le Missionarie della Carità - come politica generale - avevano smesso di dare bambini in adozione in India perché non accettano le linee guida del governo di New Delhi che le rendono possibili anche per single e coppie dello stesso sesso.

Il 5 luglio, alla notizia della direttrice del centro di Ranchi suor Concilia, la casa madre delle Missionarie della Carità ha immediatamente diffuso una presa di distanze molto netta: «Siamo assolutamente scioccate per quanto avvenuto in una delle nostre case - ha scritto la superiora suor Mary Prema -. Non sarebbe mai dovuto accadere: va contro le nostre convinzioni morali. Stiamo verificando con attenzione l’episodio. Adotteremo tutte le precauzioni necessarie affinché un incidente del genere non accada mai più».

Nel frattempo, però, le Missionarie della Carità devono fare anche i conti con una serie di azioni messe in atto dal governo locale del Jharkhand che - dal caso specifico - sembrano voler allargare le accuse all'operato di tutta la famiglia religiosa fondata da Madre Teresa. Il capo della polizia ha infatti chiesto al governo centrale di New Delhi di congelare tutti i conti bancari delle Missionarie della Carità, per controllare l’esistenza di violazioni nei finanziamenti dall’estero. Il tutto mentre nell'opinione pubblica indiana ritornano in auge le vecchie tesi del giornalista inglese Christopher Hitchens, che accusava Madre Teresa di sfruttare la povertà in India. Mentre dall’Rss - il movimento dei nazionalisti indù, molto vicino al premier Narendra Modi - è arrivata la richiesta di revocare alla fondatrice delle Missionarie della Carità il Bharat Ratna, la più prestigiosa onorificenza indiana, assegnatale nel 1980.

Di fronte a questa ondata che ha tutta l’aria di una strumentalizzazione il vescovo ausiliare di Ranchi, Telesphore Bilung, punta il dito contro il governo locale, che proprio sotto la guida dei nazionalisti indù ha introdotto l'anno scorso anche in Jharkhand le contestate leggi anticonversione. «Abbiamo notizie di perquisizioni in diversi distretti dello Stato - ha dichiarato all’agenzia UcaNews -. Stanno cercando di provare che i cristiani sono legati ad attività illegali». Anche la portavoce delle Missionarie della Carità, Sunita Kumar, parla di un tentativo di «minacciare e soffocare finanziariamente» l'ordine religioso fondato da Madre Teresa, «la cui opera in India dal 1950 a oggi è sotto gli occhi di tutti».

A influire sulla vicenda è anche l’approssimarsi delle elezioni politiche in programma in India nel maggio 2019: i nazionalisti indù del partito Bjp, al governo con Modi, sono stati ripetutamente accusati in questi anni di costruire il proprio consenso anche attraverso atti di ostilità sempre più gravi nei confronti delle minoranze. E in questo quadro è significativo che in difesa delle Missionarie della Carità si sia schierata in queste ore Mamata Banerjee, governatrice del Bengala Occidentale, lo Stato di Calcutta: «Stanno maliziosamente tentando di diffamare il nome di Madre Teresa prendendo di mira le suore - ha scritto in un tweet -. Il Bjp non risparmia nessuno e va condannato fermamente. Lasciate che le Missionarie della Carità continuino a svolgere il loro servizio in favore dei più poveri tra i poveri».

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