Tanti umani malesseri, difficoltà, di varia entità, delle persone può accadere che si trascinino a lungo senza venire superati a causa delle astrazioni, delle frammentazioni, delle mancate armonizzazioni, della spiritualità, della psicologia, della cultura. Invento alcune brevi storie, una a “puntata”, che possano aiutare a vedere nel vissuto certi frequenti punti di difficoltà e possibili vie di soluzione.

Una ragazza di 24 anni vive chiusa in casa da un lustro in preda ad una depressione che pare venga ormai ritenuta non completamente superabile. L’ultimo psichiatra al quale si è rivolta le ha prescritto alcune medicine che attutiscano questa situazione di prostrazione. Nei colloqui ha cercato di infonderle fiducia in sé stessa perché lei sente di essere una buona a nulla. Ma alla ragazza queste sono risultate parole al vento. Talvolta la giovane è andata in qualche chiesa a chiedere a Dio la grazia.

Il fratello, che ha cominciato a frequentare un gruppo di formazione giovanile della parrocchia, me la porta per un dialogo. Lei mi dice che sta male, che in mezzo alla gente si sente in difficoltà, che non trova la forza di lavorare. Io ascolto, le chiedo come passa le giornate, la sua storia. La madre è credente ma non va in chiesa, il padre praticamente ateo. Gli altri tre fratelli lavorano, sono fidanzati. Le chiedo quando ha cominciato a sentirsi così giù e mi risponde che in occasione degli esami di maturità le è venuta una paura di non farcela che le ha impedito di andare a svolgere le prove. I suoi fratelli e la sorella sono diplomati, lei no. Lo psicologo le ha detto che non casca il mondo, si può andare avanti, essere in gamba, anche senza diploma. Comunque il diploma lo potrà anche ottenere in futuro. Medicine, incontri terapeutici, anche di gruppo, non sono serviti a molto.

Nelle parrocchie dove vengo inviato cerco sempre, con discrezione, di favorire dove e come equilibratamente possibile anche l’amicizia tra le persone. In quella dove mi trovo al momento si era formato tra gli altri un gruppetto di 6/7 giovani all’incirca della stessa età della protagonista (la chiamerò Romina). Due frequentavano un gruppo di crescita, gli altri venivano solo per l’amicizia. Ogni tanto sto con loro, vicino al campetto della chiesa. L’amore guarda con serenità al cammino di ciascuno, senza schemi prefabbricati. Anche vari giovani che non frequentano un gruppo parrocchiale vengono a parlarmi della loro vita.

In questo clima sereno un pomeriggio presento Romina, che è venuta a trovarmi, al gruppetto di cui sopra. Chiacchieriamo insieme poi vado in una riunione. La ragazza si lascia coinvolgere da questi nuovi amici. Escono insieme. Quando le nasce un timore, uno scoraggiamento, un inceppamento, viene a parlarmi, scoprendosi liberata dai moralismi, dalle squadrature, dalle sfiducie, che ha respirato da più parti. Si può stare bene insieme essendo semplicemente sé stessi. Un bene, una serenità, un equilibrio, di fondo, che quietano certe paure, aiutano il dialogo, il superamento di alcune incomprensioni nei rapporti, la relativizzazione anche di certi limiti altrui. Scopre di avere Dio, il bene, nel cuore anche se non se la sente di andare a messa.

Ognuno ha il suo cammino. Meno teorie astratte, religiose, morali, psicologiche, meno perfezionismi, funzionalismi, più vita concreta, serena. Tendenzialmente allegra, viva. Per come possibile a misura, dunque tali vie, tappe, potevano aiutare questa ragazza, non allo stesso modo ogni persona. La ricerca, da parte del formatore, del discernere concreto, non per logiche astratte, non per spiritualismi disincarnati ma divino e umano, di Gesù. La giovane si riprende nel giro di sei mesi e non sta più male.

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