Grande partecipazione, ieri pomeriggio, alla messa solenne nella chiesa di San Giacomo a Medjugorje con la quale l’arcivescovo polacco Henryk Hoser ha cominciato il suo ministero di visitatore apostolico a carattere speciale per la parrocchia del paesino della Bosnia ed Erzegovina, luogo di presunte apparizioni mariane. Oltre ai numerosi fedeli e pellegrini - informa Vatican News - erano presenti anche il nunzio in Bosnia ed Erzegovina, Luigi Pezzuto, il vescovo di Alessandria, Guido Gallese, e il provinciale dei francescani, frà Miljenko Steko.

«Papa Francesco mi ha inviato a Medjugorje perché la cura pastorale esige di assicurare un accompagnamento stabile e continuo» di questa comunità parrocchiale «e dei fedeli che vi si recano in pellegrinaggio», ha detto il presule nella sua omelia. Il Papa «ci invia lì, dove esiste e vive la gente, dove i fedeli si radunano cercando la luce di salvezza».

«A Medjugorje - ha ricordato monsignor Hoser - vengono i pellegrini da lontano, da circa 80 Paesi del mondo»: per percorrere tanti chilometri «bisogna avere una motivazione ferma e decisa». «Ma la parola “lontani” significa ancora un’altra cosa; significa una situazione esistenziale di tanti che si sono allontanati da Dio, da Cristo, dalla loro Chiesa e dalla luce che dà senso alla vita, per orientarla e darle lo scopo vitale degno, che vale la pena di essere vissuto».

«Questa missione - ha aggiungo il vescovo - concerne ugualmente non soltanto i lontani, ma pure i vicini. Questi anche in un duplice senso: vicini perché abitano da generazioni questo luogo e territorio; vicini perché sono i parrocchiani di Medjugorje; vicini perché sono da trentasette anni i testimoni di tanti eventi di questa regione. In un’altro senso, sono vicini anche tutti quelli che vivono una fede ardente e calorosa, che vogliono essere in contatto intimo e riconoscente con il Signore».

Parlando del culto celebrato da anni a Medjugorje, Hoser ha sottolineato che «si tratta davvero di un culto cristocentrico, perché - come diceva Paolo VI - da Cristo trae origine ed efficacia, in Cristo trova compiuta espressione e per mezzo di Cristo, nello Spirito, conduce al Padre». «Tale è la devozione popolare a Medjugorje: al centro la Santa Messa, l’adorazione del Santissimo Sacramento, una massiva frequenza del Sacramento della Penitenza, accompagnate dalle altre forme di pietà: il Rosario e la Via Crucis che fanno sì che le pietre, prima ruvide, dei sentieri diventino lisce», ha osservato.

«I pellegrini - ha proseguito il visitatore apostolico - consacrano il loro tempo per essere presenti nello spazio di Medjugorje» che «ci offre il tempo e lo spazio della grazia divina per intercessione della Beata Vergine Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, venerata qui con l’appellativo di “Regina della Pace”. È vero - ha concluso monsignor Hoser - il mondo ha tanto bisogno di pace: la pace del cuore di ciascuno, la pace nella famiglia, la pace sociale e la pace internazionale, tanto desiderata da tutti, specialmente dai cittadini di questo Paese, così provato dalla guerra dei Balcani. Promuovere la pace significa costruire una civiltà fondata sull’amore, sulla comunione, sulla fraternità, sulla giustizia, e quindi sulla pace e la libertà».

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