A conclusione del capitolo generale che ha eletto un nuovo superiore generale, l’italiano Davide Pagliarani, i lefebvriani rilanciano una dichiarazione di monsignor Marcel Lefebvre che «oltre cinquant’anni di “autodemolizione della Chiesa”» rendono ancora attuale. L’ex superiore, Bernard Fellay, ha detto che le aperture di Joseph Ratzinger da Papa sono state dettate dal suo «rimpianto» per non avere evitato lo scisma nei tardi anni Ottanta mentre Jorge Mario Bergoglio una volta gli ha detto: «Aiuto i protestanti e gli anglicani, perché non posso aiutare dei cattolici?».

Al termine del capitolo generale, la Fraternità Sacerdotale San Pio X «ricorda l’importanza e l’attualità della dichiarazione del suo fondatore monsignor Marcel Lefebvre del 21 novembre 1974. Oltre cinquant’anni di “autodemolizione della Chiesa” ci consentono di apprezzarne tutta la precisione», si legge in una nota diramata lo scorso fine settimana. «Noi - è la dichiarazione di Lefebvre riportata dalla nota della Fraternità ultraconservatrice - aderiamo con tutto il cuore e con tutta l’anima alla Roma cattolica custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie al mantenimento della stessa fede, alla Roma eterna, maestra di saggezza e di verità... Nessuna autorità, neppure la più alta nella gerarchia, può costringerci ad abbandonare o a diminuire la nostra fede cattolica chiaramente espressa e professata dal Magistero della Chiesa da diciannove secoli... Perciò ci atteniamo fermamente a tutto ciò che è stato creduto e praticato quanto alla fede, ai costumi, al culto, all’insegnamento del catechismo, alla formazione del sacerdote, all’istituzione della Chiesa, dalla Chiesa di sempre e codificato nei libri pubblicati prima dell’influenza modernista del Concilio, aspettando che la vera luce della Tradizione dissipi le tenebre che oscurano il cielo della Roma eterna».

Il capitolo generale del gruppo scismatico cita poi il Papa Pio X al quale ispirano il proprio nome per rivendicare di «operare per il trionfo di Cristo Re ed invita tutte le anime di buona volontà ad unirsi a lei in questa esaltante impresa soprannaturale».

Il capitolo generale della Fraternità sacerdotale San Pio X, che si è svolto a Econe, in Svizzera, ha eletto per i prossimi 12 anni il nuovo superiore generale l’italiano Davide Pagliarani, affiancandogli il vescovo Alfonso De Gallareta e don Chistian Bouchacourt, superiore del distretto di Francia, quali assistenti, ed eleggendo infine due consiglieri generali, padre Franz Schmildberger, superiore generale dal 1982 al 1994, e monsignor Bernard Fellay, superiore generale dal 1994 ad oggi.

Nella sua prima intervista da superiore generale, concessa a La Porte Latine, don Davide Pagliarani si presenta così: «Vengo da Rimini, una città della costa adriatica dell’Italia, dove da lungo tempo c’è un priorato della Fraternità San Pio X. Sono entrato a Flavigny nel 1989 e dopo aver fatto il servizio militare sono stato ordinato nel 1996. Ho trascorso sette anni come sacerdote nella mia città di origine e tre anni a Singapore, per poi tornare in Italia. Da sei anni e mezzo ero in Argentina e ora sono qui». Per il successore di Lefebvre, «ogni sacerdote, ogni vita sacerdotale, sia un po’ come la corda di un violino: bisogna sempre tenerla ben tesa, ben accordata, perché dia il giusto suono… il suono che Dio vuole da ciascuno di noi. In questo senso, credo che tra la vita del seminario, la formazione in seminario e ciò che ci si aspetta in seguito dal prete nel suo ministero, ci sia un’unità, una continuità nella ricerca della santità, che deve continuare. Penso che la soluzione alla maggior parte dei nostri problemi si trovi lì».

Da parte sua Fellay, in un’intervista concessa al giornale tedesco Die Tagespost poco prima dell’elezione del suo successore, il 30 giugno, ha fatto un bilancio dei rapporti con Roma. Secondo Fellay, la rottura tra monsignor Marcel Lefebvre e l’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1988 si consumò perché Joseph Ratzinger «non aveva capito quanto erano profonde le motivazioni dell’arcivescovo e quanto erano sconcertati i fedeli e i sacerdoti. Molti erano semplicemente stufi degli scandali e le molestie postconciliari e del modo in cui veniva celebrata la nuova messa. Se il cardinale Ratzinger ci avesse capiti, non avrebbe agito in quel modo. E penso che lo ha rimpianto. È per questo che ha provato da Papa a riparare il danno con il Motu proprio (che ha liberalizzato il messale antico, ndr) e togliendo la scomunica (ai quattro vescovi illegittimamente consacrati da Fellay, ndr). Siamo davvero grati per i suoi tentativi di riconciliazione».

Quanto a Jorge Mario Bergoglio, «quando Papa Francesco è stato eletto, ho pensato: adesso arriva la scomunica. Ma è stato l’opposto: il cardinale Mueller voleva ottenere la nostra scomunica, e Papa Francesco si è rifiutato. Mi ha detto personalmente: “Non vi condannerò”. La riconciliazione arriverà. La nostra Madre Chiesa al momento è incredibilmente divisa. I conservatori ci vogliono e lo hanno detto anche nella Congregazione per la Dottrina della Fede. I vescovi tedeschi assolutamente non ci vogliono. Roma deve fare i conti con tutti questi elementi, lo capiamo. Se fossimo accettati semplicemente così, ci sarebbe una guerra nella Chiesa. C’è il timore che trionfiamo. Il Papa ha detto ai giornalisti: “Mi assicurerò che non sia un trionfo”».

Ma con Papa Francesco «abbiamo una relazione molto buona», ha detto ancora Fellay. «Quando gli facciamo sapere che siamo a Roma, la sua porta è sempre aperta. Ad esempio ci ha detto: “Ho problemi quando faccio qualcosa di buono per voi. Aiuto i protestanti e gli anglicani, perché non posso aiutare dei cattolici?”. Molti vogliono evitare l’unificazione. Siamo un fattore di disturbo nella Chiesa. Il Papa sta in mezzo».

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