Esaminare rapidamente le accuse rivolte al cardinale Theodore McCarrick, verificare l’adeguatezza delle politiche della Chiesa ed una maggiore chiarezza se le denunce coinvolgono vescovi e cardinali: «Questi ed altri casi richiedono più che delle scuse». Il cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston e presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori, interviene sulle denunce all’arcivescovo emerito di Washington di abusi sessuali su minori e comportamenti sessuali inappropriati con adulti e, in una nota, sottolinea che «ogni nuova notizia di un abuso sessuale del clero ad ogni livello crea dubbi nella mente di molti che stiamo affrontando effettivamente questa catastrofe nella Chiesa», sottolinea la necessità di «assicurare la giustizia alle vittime e rispondere adeguatamente alla legittima indignazione della comunità» e promette che porterà le questioni che il caso McCarrick sta sollevando negli Stati Uniti alla prossima riunione in Vaticano della Commissione che presiede.

 

«Sono profondamente scosso da queste notizie che hanno traumatizzato molti cattolici e persone della società», afferma il cardinale O’Malley. «In un caso che coinvolgeva un minore l’arcidiocesi di New York, dopo un’indagine, ha accertato che l’accusa era credibile e fondata. Mentre un’altra accusa relativa sempre a un minore è ancora da indagare, le notizie sono devastanti per le vittime, i loro famigliari e per la stessa Chiesa. Ogni nuova notizia di un abuso sessuale del clero ad ogni livello crea dubbi nella mente di molti che stiamo affrontando effettivamente questa catastrofe nella Chiesa».

 

«Questi ed altri casi richiedono più che delle scuse», scrive il porporato statunitense». Sollevano la questione che quando vengono fatte denunce che riguardano un vescovo o un cardinale c’è ancora nella politica della Chiesa sulle condotta sessuale e sull’abuso sessuale una grave lacuna. Mentre la Chiesa negli Stati Uniti ha adottato una politica di “tolleranza zero” nei confronti degli abusi sessuali compiuti da un prete sui minori dobbiamo avere chiare procedure per i casi che coinvolgono i vescovi. Protocolli trasparenti e coerenti sono necessari per assicurare la giustizia alle vittime e rispondere adeguatamente alla legittima indignazione della comunità. Alla Chiesa serve una politica forte e globale per affrontare la violazione del voto di celibato da parte dei vescovi nei casi di abuso criminale di minore e nei casi che coinvolgono adulti».

 

«La mia esperienza in diverse diocesi e il mio lavoro con i membri della Pontificia Commissione per la Protezione dei minori mi hanno portato a questa conclusione», afferma ancora l’arcivescovo di Boston. «La Chiesa ha bisogno di agire rapidamente e con decisione in queste materie di importanza critica. In ogni istanza di denuncia fatta da una vittima di abuso, sia che si tratta di violazioni criminali sia che si tratti di abuso di potere, la prima preoccupazione deve essere per la vittima, la sua famiglia e i suoi cari. Le vittime devono essere elogiate per aver portato alla luce la loro esperienza tragica e devono essere trattate con rispetto e dignità. Articoli di giornale – precisa O’Malley – hanno anche riferito di una lettera che mi è stata mandata da padre Boniface Ramsey a giugno del 2015, che non ho personalmente ricevuto. In linea con la prassi per le questioni relative alla Pontificia Commissione per la Tutela dei minori, lo staff ha preso in considerazione la lettera ed ha stabilito che le questioni presentate non rientravano nella competenza della Commissione o dell’Arcidiocesi di Boston, decisione condivisa con padre Ramsey nella risposta».

 

«Queste accuse – scrive ancora il presidente della Commissione anti-abusi  – sono comprensibilmente fonte di grande delusione e rabbia per molti. Questi casi, che coinvolgono un cardinale, devono essere considerati alla luce degli ultimi due decenni di esperienza fatta dalla Chiesa con i casi di abuso sessuale del clero. È mia convinzione che a questo punto sono necessarie tre azioni. Primo, una valutazione rapida e corretta delle accuse; secondo, una verifica dell’adeguatezza dei nostri standard e delle nostre politiche nella Chiesa ad ogni livello, specialmente nel caso dei vescovi; e terzo, comunicare in modo più chiaro ai fedeli cattolici e a tutte le vittime il processo per portare avanti denunce nei confronti di vescovi o cardinali. Non prendere queste iniziative minaccerà e metterà in pericolo la già indebolita autorità morale della Chiesa e può distruggere la fiducia richiesta alla Chiesa per guidare i cattolici ed avere un ruolo significativo nella più ampia società. In questo momento non c’è imperativo più grande per la Chiesa che saper rispondere responsabilmente in queste materie, che – conclude O’Malley – porterò con urgenza e preoccupazione nel mio prossimo incontro con la Santa Sede».

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