Quattro colpi di pistola sparati appena sceso da un’auto, mentre la vittima stava attraversando con la sua vettura l’abitato di Trissino, in provincia di Vicenza. È stata un’esecuzione in stile mafioso quella che oggi fra le 12,30 e le 13 ha straziato Enrico Faggion, 39 anni, molto noto in paese. L’assassino si è tolto la vita poco più tardi e il suo corpo è stato ritrovato accanto alla macchina con la quale si era allontanato.

L’indagine è coordinata dai carabinieri, che hanno circoscritto una prima ricostruzione, sebbene gli accertamenti siano in pieno svolgimento. Il raid è stato compiuto con una Mercedes, che avrebbe tagliato la strada all’automobile del trentanovenne, una Ford Kia: Faggion a quel punto è sceso, c’è stato forse uno scambio d’insulti con il killer ed è stato freddato. Il massacro non è tuttavia avvenuto in una zona deserta, poiché non lontano è presente una piscina comunale. E in base a quanto fin qui sommariamente appurato dagli investigatori - le informazioni restano al momento per forza frammentarie - è probabile che almeno un testimone sia stato minacciato di morte dal sicario, prima che quest’ultimo facesse perdere le tracce.

L’indagine sul movente

Che cosa c’è, dietro una sparatoria che perlomeno nelle modalità evoca scenari da criminalità organizzata? Gli inquirenti al momento restano cauti e stanno conducendo una serie d’interrogatori tra i familiari e gli amici della vittima, che si sarebbe tra l’altro dovuta sposare a breve.

Tra i dati da registrare, ancorché allo stato gli inquirenti non lo colleghino direttamente a quanto avvenuto stamattina, c’è inoltre l’innalzamento della soglia di attenzione sulla presenza di alcune famiglie mafiose nella zona. Nei mesi scorsi a Trissino era stato arrestato un uomo ritenuto contiguo alla ’ndrangheta nell’ambito d’una vasta operazione coordinata da Catanzaro, mentre in precedenza un locale era stato oggetto di un’interdittiva antimafia per i suoi eccessivi contatti con persone organiche ai clan.

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