È una vera rivolta quella partita contro il governo sulla Tav. L’idea di abbandonare la Torino-Lione lascia perplessi gli stessi alleati della Lega e provoca un coro di proteste che unisce praticamente tutti i partiti, i sindacati e gli imprenditori. Non basta la mezza frenata di Palazzo Chigi, che fa trapelare che il dossier non è ancora sul tavolo del premier Giuseppe Conte e che ogni decisione sarà «condivisa» e «in linea con il contratto di governo».

È proprio il leader della Lega il primo a farsi sentire. A Radio 24, il vice-premier afferma che «dal punto di vista personale secondo me occorre andare avanti e non tornare indietro. Poi c’è l’analisi costi-benefici: se c’è una penale di 10 miliardi, ragazzi miei. Non è che faccio pagare agli italiani una penale di 10 miliardi». Il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari aggiunge: «Per noi resta un’importante opera strategica, il ministro Toninelli non ha mai parlato di stop, ha detto che avrebbe commissionato uno studio per verificare i costi. La dichiarazione di Conte ci sembra una fuga in avanti».

Le pressioni sulla Lega sono fortissime. Un portavoce della Commissione Ue ricorda che «è importante che tutte le parti mantengano gli impegni» e sottolinea che bloccare l’opera significherebbe anche perdere la quota di cofinanziamento europeo. Fonti della Commissione fanno però sapere che l’Italia non rischierebbe una penale né l’esclusione dai finanziamenti per ulteriori progetti infrastrutturali, ma potrebbe dover rimborsare le somme già stanziate. Stephane Guggino, delegato generale del comitato della Transalpine che promuove l’alta velocità, si dice «desolato» e avverte che «abbandonare il progetto costerà all’Italia tanti, tanti soldi». È il commissario di governo per la Tav Paolo Foietta a dare cifre significative: «L’interscambio tra Italia e Europa dell’Est supera i 173 miliardi. Ho chiesto un incontro con Toninelli, ma non ho ricevuto risposta».

Imprenditori sulle barricate

Sulle barricate anche gli imprenditori. Gli industriali di Torino, con il presidente Dario Gallina, si dicono «allibiti» perché «bloccare la Tav sarebbe un gesto autolesionistico, una disgrazia». Per il presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli «le contraddittorie e irrituali dichiarazioni sul futuro della nuova linea Torino Lione sorprendono e creano estrema inquietudine». Il presidente di Api Torino, Corrado Alberto definisce «assurda, inaccettabile e demenziale» l’ipotesi dello stop ai cantieri. Contrari anche Cisl e Uil, che si schierano con i segretari Annamaria Furlan («Sarebbe una sciagura») e Carmelo Barbagallo («Non possiamo rinunciare»). Tace Susanna Camusso, ma si schierano contro il blocco dei cantieri anche gli edili della Fillea-Cgil.

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Governatori in campo

Il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino chiede ai leghisti «di insorgere e bloccare questa deriva anti-piemontese, contraria agli interessi del Nord-Ovest e dell’intero Paese». Il segretario Pd Maurizio Martina parla di «follia che pagherà il Paese intero», Fi con Mara Carfagna accusa M5S di «buttare i soldi degli italiani» e per Giorgia Meloni di Fdi sarebbe «un passo indietro». Ma Luigi Di Maio si dice «tranquillissimo» perché «nel contratto di governo c’è scritto tutto. Il ministro Toninelli deciderà quando andare a parlare con l’omologo francese per avviare le contrattazioni».

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