C’erano ebrei, cristiani, indù, buddisti, musulmani, sikh, yazidi e altri rappresentanti di minoranze religiose perseguitate, dal 24 al 26 luglio a Washington al primo summit internazionale sulla libertà religiosa organizzato dal Dipartimento di Stato americano sulla difesa della fede, della libertà di professione, sulla tutela delle minoranze religiose.

“Ministerial To Advance Religious Freedom” è stato il titolo dell’evento organizzato dal segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, che ha visto la partecipazione di 370 tra esponenti di governi e organizzazioni impegnate nella difesa della libertà di culto.

Filo conduttore della tre giorni sono state le testimonianze dei sopravvissuti alle persecuzioni religiose. Numerosi anche gli interventi, a cominciare da quello dell’ambasciatore degli Stati Uniti per la libertà religiosa, Sam Brownback, che - riferisce l’agenzia Sir - ha ricordato i luoghi dove vivere e testimoniare la propria fede è, ancora oggi, estremamente travagliato e pericoloso. Nigeria, Cina, Myanmar, Turchia, Iraq, Tibet sono alcuni dei Paesi citati per sollecitare l’impegno dei leader presenti a una collaborazione serrata in soccorso di tutti i perseguitati. «Abbiamo bisogno di spostare il mondo dalla tolleranza delle differenze – anche se è importante – alla cura e all’amore sincero delle persone, indipendentemente dalle differenze perché la libertà religiosa è un diritto dato da Dio per tutti e appartiene alla dignità della persona», ha detto Brownback.  

Intervenendo in apertura del terzo giorno, il vicepresidente Usa Mike Pence ha annunciato una serie di misure economiche a sostegno della protezione della libertà religiosa. Saranno infatti stanziati ben 110 milioni di dollari per finanziare il “Genocide and Response Program” in soccorso delle vittime di persecuzioni in particolare in Medio Oriente, dove «le persone grazie a questi aiuti potranno tornare alle loro radici e far rifiorire le loro terre» come ha sottolineato Pence. A questo viene affiancato un fondo, il “New International freedom found”, cofinanziato dai governi che promuoverà eventi e iniziative volti a favorire la crescita della libertà religiosa.

Il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha condensato in cinque punti lo sforzo diplomatico del governo americano nella difesa della libertà religiosa che entra ufficialmente tra le priorità della politica estera del governo Trump poiché integra la strategia sulla sicurezza e sulla pace. Tra i progetti illustrati da Pompeo - informa ancora il Sir - ci sono vari programmi di formazione della leadership sul tema della difesa delle fedi, ospitati sia negli Usa che all’estero, le partnership su progetti finanziati dal governo statunitense e l’adozione della Dichiarazione di Potomac, dove la libertà religiosa viene considerata essenziale per «raggiungere la pace e la stabilità all’interno delle nazioni e tra le nazioni, poiché se questa libertà è protetta lo sono anche le altre libertà da quella di espressione, a quella di associazione e di riunione pacifica e i paesi prosperano, mentre dove è assente a prosperare sono conflitti, instabilità e terrorismo».

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