Lacrime, orgoglio e riconoscenza. È stata una conferenza stampa diversa dal solito quella della vigilia dell’amichevole tra Torino e Chapecoense in programma domani sera allo stadio Grande Torino alle ore 21,30. Granata e brasiliani si sono ritrovati fianco a fianco, praticamente mano nella mano, uniti dallo stesso maledetto destino e da un futuro che d’ora in avanti li vedrà per sempre amici. Anzi fratelli.

«Grazie Toro, grazie anche ai suoi tifosi per la vicinanza al nostro popolo - le parole sentite del presidente della Chapecoense, Plinio De nes Filho, seduto accanto al direttore generale del Toro Antonio Comi -, noi viviamo in una zona piena di discendenti italiani e sentiamo ancora di più il vostro affetto. Domani onoreremo i nostri caduti e stiamo già pensando di fare un’altra amichevole in Brasile con il Toro. Ne ho già parlato con il presidente Urbano Cairo».

I sudamericani, falcidiati dall’incidente aereo del 2016 dal quale si salvarono solo 4 calciatori, sono ancora nell’opera faticosa di ricostruzione che nel 1949 toccò anche al Toro. «È una missione molto difficile anche perchè oltre al lato organizzativo restano le scorie di quell’incidente - ancora il presidente -, ho perso tanti amici prima che calciatori. Comunque nel 2017 ci siamo tolti belle soddisfazioni, siamo arrivati ottavi in campionato e abbiamo viaggiato per un equivalente di 3 volte il giro del mondo».

Unico calciatore ancora in attività, Alan Ruschel ha gli occhi segnati dalla tragedia, anche se ha avuto la forza di tornare a giocare. «Dio mi ha dato una seconda possibilità di vivere e di giocare a calcio - così il capitano della Chape -, dopo 8 mesi di riabilitazione sono tornato anche per confortare le famiglie distrutte dei miei compagni che non ci sono più».

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