«La strada verso la santità non è per i pigri». Papa Francesco ha pungolato gli oltre 60 mila chierichetti, maschi e femmine dai 13 ai 23 anni, giunti a Roma dalla Germania e da altri 18 Paesi per un pellegrinaggio di una settimana che ha per motto l’esortazione del salmista “Cerca la pace e perseguila”. L’impegno concreto per la pace «è la prova del fatto che siamo veramente discepoli di Gesù», e la ricerca della pace «comincia dalle piccole cose», ha detto nel corso di un’udienza serale in piazza San Pietro Jorge Mario Bergoglio, che ha poi esortato i giovani a impegnarsi per il prossimo – «e non importa se sia amico o sconosciuto, connazionale o straniero» – avvertendo che «non possiamo credere in Dio e pensare di essere figli unici!».

I chierichetti hanno iniziato ad affluire a mezzogiorno in una piazza San Pietro sorvegliata sin dalla mattina da un massiccio dispositivo di forze di polizia e surriscaldata dalle alte temperature di questi giorni. Tra i partecipanti, qualche lamentela per la mancanza di una distribuzione capillare di bottiglie d’acqua. Papa Bergoglio è arrivato attorno alle 18 in piazza, facendo un lungo giro di saluto a bordo della jeep bianca, prima di salire sul sagrato della Basilica vaticana per rispondere alle domande di cinque giovani partecipanti, e poi presiedere i Vespri. «Ho avuto la gioia di vedervi verso mezzogiorno già, con questo caldo», ha detto il Papa che a pranzo si è recato nella vicina Curia generalizia dei gesuiti per la festa di sant’Ignazio di Loyola: «Ma siete coraggiosi, complimenti!», ha aggiunto Francesco che ha poi risposto alle domande di cinque chierichetti.

Per tradurre il servizio dei chierichetti in opere di carità nella vita quotidiana «ci vuole fatica», ha detto il Papa nel primo appuntamento pubblico dopo la pausa estiva di luglio. «La strada per la santità non è per i pigri: ci vuole fatica. Vedo che voi ministranti vi impegnate in questo cammino», ha proseguito. «Per concretizzare il comandamento dell’amore, Gesù ci ha indicato le opere di misericordia. A me piacerebbe domandare qui se tutti voi conoscete le opere di misericordia: sono sicuro che i vostri vescovi ve le hanno insegnate... Ma voi le conoscete bene? Se non le conoscete come potete farle? Sono una via impegnativa – ha detto ancora il Papa – ma alla portata di tutti: non è necessario andare all’università o prendere una laurea, tutti possiamo fare opere di misericordia. Basta che ciascuno di noi cominci a chiedersi: “Che cosa posso fare io, oggi, per venire incontro ai bisogni del mio prossimo?”. E questo prossimo: dei miei fratelli, di mio papà, mia mamma, i miei nonni, i miei amici, i poveri, gli ammalati, uno al giorno. E non importa se sia amico o sconosciuto, connazionale o straniero: è il prossimo. Credetemi, così facendo potete diventare davvero santi, uomini e donne che trasformano il mondo vivendo l’amore di Cristo. È vero, non è facile, fa fatica, ma ricordatevi: la strada verso la santità non è per i pigri».

La pace, ha detto Jorge Mario Bergoglio, è il «dono» del Signore «che ci trasforma affinché noi, come membra del suo corpo, possiamo provare gli stessi sentimenti di Gesù, possiamo pensare come lui pensa, amare come lui ama. E alla fine della Messa siamo inviati con la parola: “Andate in pace”, cioè portate la pace con voi per darla agli altri: con la vostra vita, col sorriso, con le opere di carità. L’impegno concreto per la pace è la prova del fatto che siamo veramente discepoli di Gesù. La ricerca della pace comincia dalle piccole cose. Per esempio, a casa, dopo un litigio tra fratelli, mi chiudo in me stesso, facendo l’offeso, o provo a fare un passo verso l’altro? So fare la pace nei piccoli gesti?».

Francesco, in una successiva risposta, ha invitato i ministranti a coltivare un «intreccio di azione e di contemplazione» e porsi davanti a Dio «così come si è, senza truccarci, senza travestirci, con i pregi e i limiti, chiedendo a lui come meglio poter servire lui e il nostro prossimo». Per testimoniare la fede, ha detto ad un altro giovane, «non c’è bisogno di tante parole, sono più importanti i fatti, la vicinanza, il servizio, lo sguardo silenzioso davanti il santissimo sacramento. I giovani – come tutti, del resto – hanno bisogno di amici che danno un buon esempio, che fanno senza pretendere, senza aspettarsi qualcosa in cambio». Al ragazzo tedesco che gli domandava «perché la fede è tanto importante per lei», il Papa ha risposto dapprima in tedesco, «Sie haben verstanden» («tu hai capito», ndr), e poi ha spiegato: «La fede è essenziale, mi fa vivere. Direi che la fede è come l’aria che respiriamo. Non pensiamo ad ogni respiro quanto sia necessaria l’aria, ma quando manca o non è pulita ci accorgiamo di quant’è importante!», ha detto il Pontefice, che ha poi aggiunto: «Non possiamo credere in Dio e pensare di essere figli unici! L’unico figlio unico che ha Dio è Gesù, unico perché è Dio, ma tra gli uomini non ci sono figli unici di Dio».

Alla fine Francesco ha chiesto ai ragazzi se si sentivano «incoraggiati» dalle sue domande, domanda che il vescovo serbo Ladislav Nemet che presiede il Coetus Internationalis Ministrantium (Cim), ha tradotto in tedesco aggiungendo con humour: «Se sì, urlate, se no, urlate ancora più forte», ha detto sollevando un gran clamore dei ragazzi. «Oggi in Europa viviamo in pace quasi ovunque, lo accettiamo come un fatto normale e quasi ovvio», aveva detto monsignor Nemet introducendo l’incontro. «Quanto sarebbe bello che una vita in pace in tutte le parti del mondo fosse altrettanto naturale: ma purtroppo in molti luoghi è solo un desiderio». Tra i vescovi presenti in piazza San Pietro, anche il tedesco Stefan Oster di Passau, presidente del Comitato episcopale tedesco per i giovani, e il gesuita lussemburghese Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece).

Al dodicesimo pellegrinaggio romano, organizzato periodicamente dal Coetus Internationalis Ministrantium (Cim) sin dall’epoca del Concilio Vaticano II, prendono parte 50 mila ragazzi tedeschi e altri diecimila giovani da altri 18 Paesi: Antigua e Barbuda (Caraibi), Belgio, Germania, Francia, Gran Bretagna, Croazia, Lussemburgo, Austria, Portogallo, Romania, Russia, Saint Kitts e Nevis (Caraibi) Svizzera, Serbia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Ucraina, Ungheria e, per la prima volta, un gruppo vietnamita dagli Stati Uniti, tra i quali una delle ragazze che a inizio dell’udienza hanno consegnato al Papa alcuni regali.

Nel corso delle celebrazione finale dei vespri, il Papa è tornato a citare sant’Ignazio di Loyola, spiegano che «da giovane soldato pensava alla propria gloria, al momento buono è stato attirato dalla gloria di Dio, e ha scoperto che lì è il centro e il senso della vita. Facciamoci imitatori dei santi, facciamo tutto per la gloria di Dio e per la salvezza dei fratelli», ha detto Francesco, ribadendo che la santità non è un percorso «per giovani pigri». Prima di accomiatarsi, il Papa ha inviato i chierichetti «in missione»: «Diventate cercatori di pace, impegnatevi per i meno fortunati, protestate contro ingiustizie e discordia, andate e annunziate la pace» ha detto, prima di premere il touchscreen di uno smartphone per inviare tramite la App creata appositamente per il pellegrinaggio un messaggio di pace.

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