Premesso che il lavoro di sintesi della maggioranza è stato eccellente, assodato che Torino rimane la candidatura migliore per ospitare i Giochi, «è altresì evidente che la proposta di candidare tre diverse città di altrettante diverse regioni italiane, assumerebbe, nei fatti, i caratteri di una candidatura nazionale che va ben oltre i confini delle competenze politiche, gestionali e amministrative dei sindaci di Cortina, Milano e Torino» e per questo motivo la decisione sulla candidatura a tre spetta al governo. In sintesi, al netto dei bizantinismi, è questo il messaggio che la sindaca Chiara Appendino ha inviato al presidente del Coni Giovanni Malagò per rispondere al quesito posto dal comitato olimpico e che consisteva in un più semplice: vuole Torino aderire all’idea di una candidatura unitaria insieme ad altre due città? Dopo una giornata di non-consultazioni - in cui la sindaca ha ridotto al minimo indispensabile le comunicazioni con la sua maggioranza - la lettera inviata a Malagò ha segnato un nuovo cambio di fronte.

Nella maggioranza la notizia di questa presa di posizione ha acceso i sentimenti più disparati. Gli oltranzisti non mollano e minacciano di far saltare la maggioranza. «Se la sindaca pensa di prendere in giro la sua maggioranza e il Consiglio comunale dovrà iniziare a contare i consiglieri e le consigliere che, quella maggioranza, la compongono - tuonano i quattro -. Abbia il coraggio di rispettare quanto espresso dal Consiglio ed esprima l’indisponibilità della Città a una candidatura condivisa, anche se fosse il governo stesso a richiederla, ponendo così fine a questo assurdo teatrino. È ormai palese che non possa esistere una candidatura sostenibile» scrivono Damiano Carretto, Maura Paoli, Daniela Albano e Viviana Ferrero. Anche Marina Pollicino è contraria.

A plaudere (quasi) senza riserve c’è Marco Chessa, il consigliere più convintamene favorevole ai Giochi: «Per me è giusto che queste decisioni vengano prese dal governo - spiega -. Bisogna però tenere conto anche delle condizioni poste dalle città». Pragmatico l’approccio di Andrea Russi, che come quasi tutti gli eletti della maggioranza, si era detto radicalmente contrario a un sì netto detto da Appendino: «È stata una presa di posizione un po’ “pilatesca” ma dobbiamo essere speranzosi del fatto che, dopotutto, sono stati i nostri ministri a parlare di analisi dei costi e dei benefici», afferma.

L’idea che Roma tolga le castagne dal fuoco, facendo naufragare l’ipotesi di una candidatura a tre, è cosa condivisa anche da altri. «Io spero che il governo dica di no all’ipotesi a tre - afferma Fabio Versaci -. Noi spingeremo per evitarla». A dividere radicalmente i consiglieri nell’interpretazione della lettera c’è anche un altro punto: quello di capire se la sindaca abbia rispettato o meno la volontà della maggioranza che era stata faticosamente presa dopo numerose riunioni. Per Monica Amore la risposta è sì: «Ha tenuto ferma la nostra posizione, nel rispetto di quando approvato dal consiglio Comunale - spiega -. Ora le carte sono cambiate e la palla non può che passare al governo».

La sindaca riceve il plauso del Partito democratico con Stefano Lo Russo che si complimenta per «aver dato la disponibilità al Coni per la candidatura olimpica condivisa anche con Milano e Cortina. Abbiamo rischiato grosso ma in extremis si è evitato il patatrac». Sergio Chiamparino dice di «condividere nella sostanza il contenuto della lettera».

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