Duemila persone di fede islamica hanno affollato il palasport di Cuneo stamane (martedì 21 agosto) per l’Eid Al Adha, meglio conosciuta come la festa del sacrificio o del montone, celebrazione di quella che fu, per il monoteismo, la più importante prova superata da Abramo, quella appunto del sacrificio. È per eccellenza la festa della fede e della totale e indiscussa sottomissione a Dio per i musulmani.

A guidare la preghiera l’imam cuneese Rachadi Nassiri, che ha ricordato l’importanza della famiglia e della solidarietà verso il prossimo, uno dei capisaldi dell’Islam.

Il rito che contraddistingue la festa è il sacrificio di un montone, una pecora o un agnello come fece Abramo dopo che Dio risparmiò suo figlio Ismaele. Per i musulmani l’evento è da condividere non solo con i propri cari, ma anche con chi non può permettersi la carne e in segno caritatevole riceve il cibo dai più fortunati.

«Il riscatto di Ismaele - ha detto l’imam, prima in lingua araba, quindi in italiano - è diventato una pratica per la comunità del sigillo dei Profeti, una pratica che ricorda sacrificio, sincerità, lealtà, perseveranza e solidità nei momenti di difficoltà e di prova. Poiché l’Islam è soprattutto una rinuncia, un dono di sé e un abbandono fiducioso in Iddio Altissimo».

E ha concluso: «In questo giorno di festa per noi musulmani, non possiamo dimenticare le sofferenze dei nostri fratelli e sorelle nel mondo, in particolare ci teniamo a far giungere le nostre più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime del tragico crollo del ponte nella vicina Genova. Preghiamo l’Altissimo affinché protegga questo nostro paese e allontani da esso ogni tragedia».

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