«Il clero da solo non sarà capace di portare avanti un tale cambio radicale, per questo Papa Francesco scrive: umilmente dovranno chiedere e ottenere aiuto dall'intera comunità»: lo sottolinea Myriam Wijlens, membro della Pontificia commissione per la protezione dei minori, in una nota, diramata dall’organismo creato dallo stesso Jorge Mario Bergoglio a inizio pontificato, a commento della lettera che il Pontefice argentino ha indirizzato ieri al «popolo di Dio» sugli abusi sessuali sui minori.

La commissione guidata dal cardinale Sean O'Malley si dice «incoraggiata» dalla missiva del Papa e «ringrazia il Santo Padre per le forti parole con le quali riconosce il dolore e la sofferenza vissute da coloro che hanno sofferto abuso sessuale, abuso di potere e abuso di coscienza perpetrato da alcuni membri della Chiesa. Saremo per sempre in debito nei confronti del coraggio e della resistenza di tanti uomini e donne il cui "grido è stato più forte di tutte le misure che hanno cercato di farlo tacere". I membri della commissione – prosegue la nota – si sentono sostenuti dall'appello del Santo padre ai responsabili della Chiesa a "realizzare la tolleranza zero e i modi di rendere conto da parte di tutti coloro che compiono o coprono questi delitti". La lettera di Papa Francesco rafforza il messaggio della Pontificia commissione per la protezione dei minori che la tolleranza zero e il rendere conto del proprio operato (accountability, ndr.) sono prerequisiti della salvaguardia».

La nota affida in particolare un commento conclusivo alla commissaria Myriam Wijlens: «In qualità di avvocato canonista coinvolta in molti casi di abusi mi colpiscono tre aspetti: primo, Papa Francesco esprime chiaramente una connessione tra abuso sessuale, abuso di potere e abuso di coscienza. Mette nero su bianco una connessione che molti non vogliono vedere. Secondo, cita due livelli di abuso di potere: ci sono quelli che usano la loro posizione per abusare sessualmente dei minori e degli adulti vulnerabili e ci sono quelli in posizioni di vertice che usano il loro potere per insabbiare. Terzo, la risposta per chiedere perdono e perseguire una riparazione non saranno mai sufficienti anche perché guardano solo al passato. Uno sguardo al futuro implica chiedere un cambio radicale di una cultura nella quale la sicurezza dei bambini è prioritaria. Proteggere la reputazione della Chiesa significa mettere al primo posto la sicurezza dei bambini. Il clero da solo non sarà capace di portare avanti da solo un tale cambio radicale, per questo Papa Francesco scrive: umilmente dovranno chiedere e ottenere aiuto dall'intera comunità».

 

Intervistato dal Sir, da parte sua, il gesuita tedesco Hans Zollner, membro anch’egli della commissione e presidente del Centro protezione dei minori dell’Università Gregoriana, sottolinea che «la gente è stata scossa da molte storie di abusi in questi giorni, e molti hanno chiesto pubblicamente al Papa di dire qualcosa, di fare qualcosa» ed evidenzia che la lettera «può essere vista come un primo passo per dire qualcosa e l’azione che seguirà. Ma le misure in una situazione così grave devono essere ben ponderate per poter rispondere alla profondità della sfida». Zollner fa notare, in particolare, che «rivolgendosi a tutto il popolo di Dio», il Papa «non sta dividendo la Chiesa in “clero” e “laici”. Denuncia – come tante volte prima – il clericalismo che è secondo la sua analisi una delle radici degli abusi e di una “cultura di omertà” che deve sparire e al posto di essa deve crescere una cultura di attenzione, protezione e di vera umiltà. Non solo a parole, ma con i fatti: perdere prestigio, potere e i loro simboli». Padre Zollner conclude con una sottolineatura: «Mi preme dire che l’Italia non ha ancora vissuto un tale momento di verità riguardo l’abuso sessuale e lo sfruttamento del potere riguardo il passato. Mi auguro che queste ultime settimane con tante notizie sconvolgenti abbiano aperto gli occhi e il cuore anche alla Chiesa italiana e ai suoi responsabili per impegnarsi senza esitazione e in modo consistente in ciò che è una chiamata urgente del Signore a tutto il Popolo di Dio».

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