In un intervento precedente ho raccontato una parabola, una storia inventata, per mostrare come spiritualità, psicologia, anche giustapposte, possono finire per imporre astrazioni ad una persona, invece di aiutarla a cercare gli autentici passaggi del suo cammino. 

 

In un altro articolo ho però sottolineato che si può rischiare anche di passare ad un estremo opposto, come quello di svalutare qualsiasi impegno, anche sano, a misura. Il punto è, per esempio per una guida, maturare gradualmente in un discernimento sereno, libero, dal vivo. Un discernimento dunque che cerca di entrare in sintonia con l’autentico, personalissimo, percorso, di quella specifica persona, in quella specifica situazione. L’episodio al link sopra narrava la storia di un uomo a cui vari esperti consigliavano di lasciare la compagna ma invece il suo autentico cammino è sembrato, almeno per un certo tempo, quello di maturare gradualmente insieme a lei. Ma potrei citare una parabola opposta, nella quale la rinascita di un’altra persona è cominciata anche con grande fecondità proprio staccandosi da un rapporto di coppia negativo. 

 

Analizzando le due diverse storie si potrebbe osservare che forse nella prima al di là di tante debolezze si poteva trattare di un germinale vero amore reciproco mentre non era così nella seconda. Si potrebbero considerare molti altri aspetti. Ma si può rischiare di restare a riduttivi input logici. Intanto vi è da considerare la chiamata dello Spirito. Questa non è da confondere, come può facilmente accadere, con un’emozione. Ma è qualcosa che va oltre la logica. Un santo avverte l’ispirazione di chiedere che in una certa occasione nevichi in agosto. La logica potrebbe domandare se può un santo non preoccuparsi, tra l’altro, della sofferenza dei senza dimora. Ma se poi nevica davvero ne risulta il possibile punto che il Signore ne sa più di noi.

 

Anche qui comunque non si può meramente calcolare la somma di certi elementi, magari aggiungendone qualcun altro ma sempre vivisezionando, riducendo, ogni cosa. La vita reale va oltre, bisogna cercare di entrare vissutamente in sintonia con essa, dal vivo, non con magari più approfondite logiche da tavolino. Tra l’altro ciò può aiutare a rilevare che il razionalismo può rischiare di sostituire la macchina all’uomo mentre un autentico umanesimo potrà fare della tecnica un valido strumento usato dalla persona. 

La vita autentica, il Vangelo, stimolano ad imparare da tutto e da tutti ma non meccanicisticamente, a saper andare oltre. Con semplicità e buonsenso nella fede (nella luce, per un non credente). Confrontandosi, quando la maturazione conduce a questa tappa, con un serio e sereno padre spirituale. Un forte orientamento a cercare di entrare, nello Spirito, in contatto con la vita reale, approfonditamente, ad ascoltare, dialogare, condividere, molto. Tutte cose che ai riduttivismi razionalistici, spiritualistici, possono persino sembrare chiacchiere inutili, magari anche, per esempio, frutto di ansie. Si possono invece così approfondire strade di partecipazione, di più autentica crescita comune.

 

Mi scopro progressivamente e cresco nel dialogo con il Dio vivo e non con un prontuario, magari aggiornato e ragionato di regole etiche. E nell’accompagnamento della crescita di un’altra persona cerco insieme a lei, anche per tentativi, ma comunque è di volta in volta lei che poi fa il suo discernimento, se cristiana con Dio.

 

È così che in noi e anche in qualche misura attraverso di noi ma sempre ben oltre noi si compie gradualmente la viva Parola di Gesù: 

 

“Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l'unzione

e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,

a proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

a rimettere in libertà gli oppressi,

a proclamare l'anno di grazia del Signore” (Lc 4, 18-19).

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