Il presidente Donald Trump è tornato sul piano di pace per il Medio Oriente, “l’accordo del secolo” che aveva promesso all’inizio del suo mandato. Nella tarda serata di ieri ha precisato che i palestinesi otterranno «qualcosa di molto buono» e che «Israele pagherà un prezzo molto alto» in cambio dello spostamento dell’ambasciata americana a Gerusalemme, cioè dovrà fare più concessioni alla controparte.

Nessun dettaglio

Ora «è il turno dei palestinesi», ha spiegato. Non ha però fornito dettagli. Al piano di pace lavorano l’inviato per il Medio Oriente Jason Greenblatt e il consigliere speciale della Casa Bianca Jared Kushner, assieme al principe saudita Mohammed bin Salman e all’Egitto. Il piano dovrebbe essere un’evoluzione della proposta saudita del 2002, con la nascita di uno Stato palestinese in parte dei Territori: Cisgiordania e Gaza.

Bolton in Israele

Del piano hanno discusso anche il governo israeliano e il consigliere alla Sicurezza della Casa Bianca John Bolton, arrivato ieri in Israele. Bolton ha soltanto detto che ci sono «molti progressi nella regione» e non ha fornito una data per l’annuncio del piano di pace. La visita coincide anche con il 25esimo anniversario degli Accordi di Oslo, firmati nell’agosto del 1993, che sembravano aver spianato la strada verso un’intesa ma poi si sono arenati.

Il leader di Hamas

Un no alle proposte americane è arrivato però subito dal leader di Hamas Ismail Haniyeh, che in un discorso per la festa del sacrificio, l’Aid al-Adha, ha detto che “l’accordo del secolo è clinicamente morto”. Il leader islamista ha però confermato che «il blocco di Gaza sta per finire» e quindi l’intesa per una tregua fra Hamas e Israele, raggiunta con la mediazione dell’Egitto ma senza la partecipazione dell’altra fazione palestinese, Al-Fatah, il partito del presidente dell’Autorità nazionale palestinese, con sede a Ramallah in Cisgiordania, Abu Mazen.

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