Il Partito Liberale australiano ha scelto Scott Morrison, già ministro delle Finanze, come nuovo primo ministro, al termine di un voto interno al partito che lo ha visto superare il principale sfidante, l’ex ministro degli Interni Peter Dutton, per 45 voti a 40, e la ministro degli Esteri, Julie Bishop.

Morrison prenderà il posto fino a oggi occupato da Malcolm Turnbull, primo ministro australiano dal 2015, che aveva perso la maggioranza all’interno del suo partito e aveva accettato il voto interno lunedì scorso. In base al meccanismo di voto australiano, chi viene eletto leader del partito di maggioranza, conseguentemente viene scelto anche nella carica di primo ministro. In un primo voto, martedì scorso, Dutton era uscito sconfitto contro Turnbull, ma le pressioni sul primo ministro non erano diminuite: una lettera firmata dalla maggioranza dei membri del suo partito ha portato al voto di oggi, da cui è uscito vincente Morrison.

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La crisi all’interno del governo era in corso da diversi giorni e già dieci ministri conservatori avevano rassegnato le dimissioni. Per l’ex leader del Partito Liberale, John Hewson, la crisi consumatasi oggi è frutto più di «vendette personali» che di divergenze politiche, secondo quanto da lui stesso dichiarato ai microfoni dell’emittente australiana Sbs, indicando il predecessore di Turnbull, l’ex primo ministro Tony Abbott, tra i suoi principali oppositori.

Morrison sarà il trentesimo primo ministro dell’Australia e il settimo degli ultimi undici anni. Il primo ministro uscente ha scelto di non contestare il voto: Turnbull ha ribadito oggi, dopo il voto sulla leadership, che lascerà la politica e di conseguenza il suo seggio in parlamento, che tornerà vacante, con il rischio di mettere a repentaglio la maggioranza, di un solo voto, dello schieramento conservatore.

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