Dopo il nulla di fatto uscito dalla riunione tecnica convocata a Bruxelles il premier italiano Giuseppe Conte si sfoga attraverso un lungo articolo pubblicato su Facebook. «È noto a tutti che l’Italia sta gestendo da giorni, con la nave Diciotti, una emergenza dai risvolti molto complessi e delicati. Ancora una volta misuriamo la discrasia, che trascolora in ipocrisia, tra parole e fatti. Bene. Se questi sono i “fatti” vorrà dire che l’Italia ne trarrà le conseguenze e, d’ora in poi, si farà carico di eliminare questa discrasia perseguendo un quadro coerente e determinato d’azione per tutte le questioni che sarà chiamata ad affrontare in Europa» scrive. «L’Italia è costretta a prendere atto che l’Europa oggi ha perso una buona occasione: in materia di immigrazione non è riuscita a battere un colpo in direzione dei principi di solidarietà e di responsabilità che pure vengono costantemente declamati quali valori fondamentali dell’ordinamento europeo» ha aggiunto Conte.

Salvini: “L’Ue fa finta di non capire? Pagheremo di meno”

«Gli italiani penso si aspettino buon senso, rigore e tranquillità: se in Europa fanno finta di non capire, come hanno detto giustamente Conte e Di Maio vedremo di pagare l’Europa un po’ di meno». Così Matteo Salvini a Zapping su Radio 1 Rai. «Il contributo possiamo diminuirlo in quota parte con quello che l’Ue non fa danneggiando l’Italia, non solo sull’immigrazione», ha spiegato. «Sto valutando la possibilità di fare procedure di identificazione e riconoscimento per individuare profughi veri, che sono la minoranza, dai finti profughi prima ancora che le persone sbarchino». E sugli interrogatori del procuratore di Agrigento che sarà a Roma per sentire i funzionari del Viminale: «Interrogasse me, andasse dal capo. Non andasse a interrogare i funzionari, che svolgono le direttive che il responsabile dà, cioè io. Se questo magistrato vuole capire qualcosa gli consiglio di evitare i passaggi intermedi. Siccome c’è questo presunto sequestratore e torturatore, sono disponibile a farmi interrogare anche domani mattina».

Di Maio: Europa ha deciso di voltarci le spalle, stop a 20 miliardi

«Oggi l’Unione Europea ha deciso di voltare le spalle all’Italia ancora una volta. Hanno deciso di fregarsene dei principi di solidarietà e di responsabilità nonostante nell’ultimo consiglio europeo avessero assicurato che chi sbarcava in Italia sbarcava in Europa» scrive Luigi Di Maio in un post. «Lo dico da capo politico del Movimento 5 Stelle, visto che la Ue non rispetta i patti e non adempie ai suoi doveri, noi come forza politica non siamo più disposti a dargli i 20 miliardi all’anno che pretendono» ha proseguito Di Maio. «A questo punto l’Italia deve prendersi in maniera unilaterale una riparazione». «Non abbiamo più intenzione di farci mettere i piedi in testa. Il MoVimento 5 Stelle si è presentato agli italiani con una missione ben precisa e non abbiamo alcuna intenzione di fare passi indietro. L’unione Europea non vuole ottemperare ai principi concordarti nell’ultimo consiglio europeo? Noi siamo pronti a tagliare i fondi che diamo all’Unione Europea. Vogliono 20 miliardi dei cittadini italiani? Dimostrino di meritarseli e si prendano carico di un problema che non possiamo più affrontare da soli. I confini dell’Italia - sottolinea - sono i confini dell’Europa». «Agli italiani non chiederemo un centesimo di più», aggiunge.

La posizione italiana

L’Italia chiede all’Europa di fare di più sul fronte immigrazione e venire incontro alle esigenze nazionali, ma le richieste del governo Conte sembrano restare per lo più inascoltate. Nell’Unione europea a Ventotto Stati, appena dodici, meno della metà, hanno partecipato alla riunione tecnica convocata dalla Commissione europea a Bruxelles per cercare una soluzione definitiva al problema dei flussi migratori. Un incontro che rischia di produrre un effetto boomerang, perché nello Stivale ci si attende una soluzione al caso della nave Diciotti, ancora ferma nel porto di Catania e con quasi tutti i richiedenti asilo bloccati sull’imbarcazione. Ma ricorda la portavoce dell’esecutivo comunitario per le questioni di immigrazione, Tove Ernst, «il meeting di oggi non è stato organizzato per trovare una soluzione alla nave Diciotti».

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Alla riunione tecnica assenti i Paesi dell’est

La lista dei presenti al tavolo predisposto in fretta e furia vede Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna. A questi si aggiunge l’Italia, ovviamente. Tra i grandi assenti i componenti del blocco di Vysegrad (Polonia, Repubblica ceca, Polonia e Ungheria), con cui il vicepremier Salvini ha cercato di stringere alleanze proprio sul dossier dell’immigrazione. Ma i partner dell’est, veri o presunti che siano, non ci sono. Ufficialmente non sono a Bruxelles perché non invitati. La Commissione europea fa sapere di avere invitato i dodici Paesi presenti, e che da questo punto di vista nessuno ha declinato l’invito. Però se gli altri non sono stati convocati è perché appare chiaro che la chiusura sul tema immigrazione dal resto dell’Europa è pressoché totale.

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Non attese soluzioni per la Diciotti, meeting controproducente?

La riunione già di per sé offre l’immagine di un’Europa sempre più divisa e spaccata sulla questione dei migranti, mai in grado di produrre intese. C’è poi sullo sfondo il dubbio di un malinteso tra Roma e Bruxelles. Il governo Conte domenica scorsa ha chiesto alla Commissione di attivarsi, e di fare pressione perché le altri capitali tenessero fede al blando impegno, tutto volontario, di condividere l’onere dell’accoglienza dei migranti sancita in maniera molto sommaria nelle conclusioni del vertice dei leader di fine giugno. Voleva dire trovare una soluzione anche per la nave Diciotti, ma a quanto pare come inteso solo dall’Italia. La Commissione europea è di altro avviso. «Non aspettatevi decisioni precise da oggi», chiarisce ancora Tove Ernst. «La riunione di oggi non è una riunione per trovare soluzioni o prendere decisioni, quanto una discussione per cercare cooperazione e condivisione degli oneri». Potrebbe essere poco da offrire all’Italia, che vorrebbe di più e ha già minacciato di bloccare i contributi nazionali al bilancio in caso di risultati insoddisfacenti.

La Commissione contro gli Stati, Italia compresa

L’Italia non è il solo attore con malumori. La stessa Commissione europea non gradisce il comportamento dei componenti di un’Unione di nome ma non di fatto sulla questione migranti. «La Commissione gioca un ruolo costruttivo, con gli Stati che sono gli attori principali», ricorda il vicecapo del servizio dei portavoce, Alexander Winterstein. Critiche velate a chi non intende mostrare solidarietà. A cui si aggiungono le critiche all’atteggiamento italiano. La Commissione si sente ricattata dall’Italia?, chiedono a Bruxelles. «Abbiamo risposto fin da subito alle richieste italiane», premette Winterstein. «Commenti non costruttivi che hanno il senso di minacce non aiutano. Invitiamo tutte le parti ad avere un spirito di buona cooperazione». Chi deve intendere intenda.

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