Ne hanno parlato solo le cronache locali indiane. Del resto in un distretto povero del Jharkhand una bambina morta per problemi legati alla malnutrizione non è purtroppo una rarità. Se non fosse, però, per un dettaglio: la salute e il benessere di Palo Tuti - sei mesi, orfana di madre, originaria del villaggio di Rurki nell’area tribale di Khunti - qualche settimana fa stavano talmente a cuore al governo locale guidato dal partito dei nazionalisti indù da decidere di portarla via alle Missionarie della Carità che si stavano prendendo cura di lei a Ranchi. Salvo poi ritrovarla morta domenica scorsa in un ospedale dove era stata ricoverata pochi giorni prima in condizioni disperate.

Il 6 luglio li avevano trasferiti tutti e ventidue i bambini di Shishu Bhawan, l’orfanotrofio delle suore di Madre Teresa nel quartiere di Hinoo a Ranchi; una misura decisa dopo lo scandalo venuto alla luce tre giorni prima nell’altra casa delle religiose nella capitale del Jharkhand, la struttura per le ragazze madri. Una storia finita sui giornali di tutto il mondo per il clamoroso arresto di una dipendente laica e di una suora accusate di traffico di adozioni. Secondo l’indagine avrebbero dato a famiglie indiane quattro bambini al di fuori delle regole stabilite da New Delhi (che prevedono l’adozione anche per single e coppie omosessuali, rifiutata invece dalle suore) ricevendo per questo in cambio del denaro. Un comportamento che la superiora delle Missionarie della Carità, suor Mary Prema, aveva immediatamente stigmatizzato, definendolo «un’azione individuale che non ha nulla a che fare con la congregazione».

Ma questo non aveva risparmiato le suore di Madre Teresa dall’accusa generalizzata di traffici di minori, che il governo locale del Jharkhand - una delle roccaforti oggi dei fondamentalisti indù - ha cavalcato estendendo l’inchiesta anche alle altre organizzazioni e strutture cristiane.

La morte della piccola Palo Tuti, ora, sembra però far crescere ulteriormente i punti di domanda su quanto in tutta questa vicenda la tutela dei bambini si intrecci con preoccupazioni di ben altra natura. Già un mese fa suor Mary Prema - nella dichiarazione ufficiale rilasciata dalle Missionarie della Carità per ricostruire i contorni dello scandalo - aveva espresso la sua preoccupazione proprio per la sorte dei bambini dell’orfanotrofio di Shishu Bhawan. «I ventidue bambini ospiti della casa sono stati portati via dal Child Welfare Committee, compreso un bambino di un mese - scriveva il 16 luglio la superiora delle suore di Madre Teresa - Uno si è ammalato in modo grave ed è ricoverato in cura intensiva al Rani Hospital. È penoso che il Child Welfare Committee abbia riservato un simile trattamento a una casa che solo due settimane prima i suoi stessi rappresentanti avevano definito un eccellente ambiente per la cura dei bambini». Da quello stesso ambiente veniva anche la piccola ora deceduta.

Ma dov’è stata durante tutto questo mese Palo? All’ospedale è stata portata dal locale orfanotrofio del Sahyog Village, un’ong indiana sostenuta dal governo e a cui erano stati affidati una parte dei bambini. Così ora da Ranchi è stata annunciata un’inchiesta su questa realtà per la morte della piccola e di un’altra neonata ancora più piccola, proveniente anche lei dallo stesso istituto con un quadro simile di apparente malnutrizione. I responsabili della struttura hanno però risposto con la loro versione dei fatti, che lascia trasparire gravissime responsabilità anche da parte delle autorità: «La nostra casa è registrata per 10 bambini - ha dichiarato al quotidiano indiano The Telegraph il responsabile del Sahyog Village, Manjeet Pardesi - e attualmente dobbiamo assisterne più di 35. Quando un mese fa il Child Welfare Committee ha trasferito qui dodici bambini dalla struttura di Hinoo (quella delle suore, ndr) abbiamo protestato aspramente dicendo che non avevamo né spazio né risorse per farcene carico, ma è stato tutto inutile. Li hanno depositati qui e da allora se ne sono disinteressati. Non ci hanno dato neppure la documentazione medica che avevamo richiesto».

Nel frattempo in Jharkhand sono andate avanti le verifiche meticolose sulle strutture delle Missionarie della Carità: la settimana scorsa il Ministero degli Affari sociali ha annunciato che presto verranno revocate le licenze a sette case per bambini gestite dalle suore di Madre Teresa. Le avrebbero trovate non in regola con le normative edilizie o con altri permessi. Vogliono cogliere l’occasione per togliere loro altri bambini; proprio mentre nello Jarkhand troppi piccoli continuano a morire perché nessuno si prende cura di loro.

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