Reazione tardiva ma potente: dopo quasi 15 giorni dalla notizia che sarà l’Iran il Paese ospite del Salone del Libro nel 2020, ora politici, intellettuali e cittadini si mobilitano. Ad accendere le polveri delle polemiche ci pensa l’assessore regionale alla Sanità del Pd, Antonio Saitta: «La scelta mi lascia perplesso: il mondo della sanità piemontese è da tempo fortemente mobilitato insieme alle istituzioni per chiedere all’Iran la liberazione del ricercatore Ahmadreza Djalali collaboratore del Centro di ricerca sulla medicina dei disastri (Crimedim) di Novara, incarcerato con l’accusa di spionaggio e condannato a morte, condanna per fortuna sospesa proprio grazie all’azione di tutti - scrive su Facebook -.

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Il ricercatore con la famiglia ha vissuto a lungo a Novara e al momento dell’arresto lavorava ancora per l’Università del Piemonte Orientale. Se dovrà essere l’Iran il Paese ospite, confido che il tema del rispetto dei diritti umani venga affrontato non solo in via generale, ma con azioni e segnali concreti».

La Lega

Per Fabrizio Ricca, capogruppo della Lega in Consiglio comunale, invece, il tema non si pone nemmeno: Il leghista è convinto, in realtà, che l’Iran «special guest» a Torino non lo sarà mai, complice le prossime elezioni: «Quando vinceremo le regionali ci schiereremo contro questa ipotesi. Non si può pensare di ospitare una teocrazia in cui i diritti delle persone sono calpestati, in cui si perseguitano gli omosessuali e non si rispettano le donne. Di pari passo non lasceremo nemmeno più campo libero a tutti quegli altri soggetti che predicano la distruzione di Israele e portano avanti boicottaggi e azioni di propaganda basate su falsità».

La petizione

È stata anche organizzata una petizione su charge.org per protesta: quasi 600 firme raccolte in poche ore. Tra loro, anche Rafi Gamzou, ambasciatore d’Israele in Portogallo e lo scrittore persiano Hamid Ziarati.

In realtà la decisione di ospitare l’Iran ha radici antiche: fu Enrico Letta, negli anni in cui era premier, a chiedere allo stesso Massimo Bray, allora ministro della Cultura, di andare in Iran subito dopo una visita di poche ore di Emma Bonino. Era la prima volta che venivano affidate alla diplomazia culturale le relazioni e dopo anni venne firmato un accordo per una serie di iniziative culturali e relazioni di reciprocità. Con apoteosi l’arrivo al Salone del Libro. Gli organizzatori hanno comunque già garantito che non sarà lasciato spazio ad elementi ideologici che distinguono il regime degli ayatollah come l’odio verso i gay, la negazione della Shoah e dei diritti delle donne.

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