L’impegno sociale e politico, nell’accoglienza dei migranti, di una piccola chiesa come quella valdese (in Italia conta meno di 30 mila fedeli), è stato premiato ieri, lunedì 27 agosto, nel corso del Sinodo, con il prestigioso «World Methodist Peace Award» assegnato all’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia.

Nella motivazione si enfatizza l’impegno per i corridoi umanitari e per la Casa delle Culture a Scicli, in Sicilia, dove è presente una chiesa metodista. Un riconoscimento che era stato in passato conferito anche a Kofi Annan, l’ex segretario generale dell’Onu.

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Il progetto
La presidente Opcemi Mirella Manocchio, nel ricevere la medaglia ha precisato: «È con gioia e con onore che ricevo questo premio prestigioso che uomini e donne di valore, ispirati da sentimenti di fede e di pace, hanno avuto prima di noi». Ciò che oggi rende più visibile l’ impegno di questa chiesa è il progetto Mediterranean Hope.

«Vi è ancora tanto da fare. Penso alle questioni irrisolte dei “dublinati” e della legge sullo ius soli, allo sfruttamento di tanti lavoratori, immigrati e non solo, nelle campagne italiane. Una forma di vero e proprio schiavismo che è uno scandalo per il nostro Paese», ha concluso Manocchio.

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Il racconto di un pastore valdese
E ieri in un incontro a margine del Sinodo, un pastore valdese, Marco Fornerone, 33 anni, originario di Prarostino, ha raccontato la sua esperienza di mozzo a bordo della Open Arms, dove ha lavorato nella stiva e sui ponti per permettere alla nave di tornare in mare nelle missioni di soccorso e salvataggio. Dice il pastore: «Ho fatto lavori di bassa manovalanza, non ho chiaramente competenze specifiche. Ho risposto agli inviti della Bibbia quando afferma che non si deve solo ascoltare, ma anche fare».

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