Il momento-polveriera non è finito. Per la Chiesa la miccia è sempre legata agli scandali pedofilia. E come una bomba a orologeria ora spunta una velenosa lettera dell’ex nunzio apostolico (ambasciatore della Santa Sede) a Washington, monsignor Carlo Maria Viganò. Nel documento di 11 pagine - pubblicato sul quotidiano «La Verità» e su alcuni media conservatori statunitensi - si legge che le autorità vaticane erano a conoscenza fin dal 2000 dell’esistenza di accuse contro Theodore McCarrik, promosso alla fine di quell’anno arcivescovo di Washington e creato cardinale da Giovanni Paolo II l’anno successivo: era noto che il prelato invitava i suoi seminaristi a dormire con lui nella casa al mare. Nel 2018 McCarrik - dal 2006 senza incarichi - è stato accusato e di recente sospeso anche dal collegio cardinalizio su iniziativa di papa Francesco, dopo che si è avuta notizia di una denuncia concreta di abuso su un minore da parte del prelato.

Una premessa: Viganò è da anni in rotta di collisione con la Santa Sede. Fu allontanato dal Vaticano per scelta di Benedetto XVI e inviato nella sede diplomatica di Washington nel 2011. La missiva di Viganò è ricco di date e circostanze, ed è chiaramente indirizzato contro Jorge Mario Bergoglio, del quale l’ex nunzio chiede le dimissioni perché a suo dire avrebbe tolto delle sanzioni esistenti contro MacCarrick dopo il conclave del 2013. Ripropone, circostanziandole, le voci già circolate almeno negli ultimi due mesi nella galassia mediatica antipapale e tradizionalista americana ed europea. Viganò afferma che le denunce del 2000, con testimonianze scritte contro McCarrick - accusato di molestare seminaristi (maggiorenni) e giovani preti - vennero trasmesse dai nunzi apostolici succedutisi nella sede di Washington. Questi report però rimasero senza alcuna risposta. Viganò incolpa di tutto ciò l’allora segretario di Stato cardinale Angelo Sodano - ma anche il Sostituto Leonardo Sandri, oggi cardinale Prefetto per le Chiese orientali - che a suo dire avrebbero coperto McCarrick. Viene da chiedersi: e Giovanni Paolo II, che nel 2000 approvò la nomina a Washington, e l’anno successivo il cardinalato del discusso arcivescovo? Scrive Viganò: «Fu la nomina a Washington e a cardinale di McCarrick opera di Sodano, quando Giovanni Paolo II era già molto malato? Non ci è dato saperlo. È però lecito pensarlo, ma non credo che sia stato il solo responsabile. McCarrick andava con molta frequenza a Roma e si era fatto amici dappertutto, a tutti i livelli della Curia».

Una seconda parte di accuse contro McCarrick è datata 2006. Lo stesso Viganò scrive di avere preparato due appunti contro il cardinale, inoltrandoli ai suoi superiori - in quel momento il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone (accusato di aver promosso troppi omosessuali in posti di responsabilità nella Curia e nella Chiesa). Pure l’esito di questi appunti tarda ad arrivare, anche se Viganò afferma che nel 2009 o nel 2010 Benedetto XVI stabilì delle sanzioni all’ormai dimissionato McCarrick, imponendogli di non vivere in seminario, di non apparire o celebrare più in pubblico, di non viaggiare. McCarrick però non prese sul serio queste sanzioni rimaste segrete. Basta navigare sul web per rendersi conto del fatto che anche dopo le presunte sanzioni di Ratzinger, il cardinale americano ha continuato a celebrare in pubblico e a tenere conferenze.

Ecco poi l’ultimo capitolo: nel giugno 2013 Viganò, durante un’udienza privata, a una domanda di Francesco su McCarrick avrebbe risposto che contro il cardinale c’era un dossier di accuse depositato alla Congregazione per i Vescovi. Viganò non afferma di aver trasmesso denunce contro McCarrick al nuovo Papa. Ma quelle poche parole scambiate gli sono sufficienti per affermare che Francesco non si sarebbe comportato correttamente: avrebbe in qualche modo aiutato il cardinale, che sarebbe anche diventato - afferma ancora l’ex nunzio, in questo caso senza riportare fatti precisi - ascoltato consigliere del nuovo Papa per nomine episcopali americane.

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