Torino e le sue Valli olimpiche sono così convinti della bontà della loro proposta, sia sul piano economico, sia su quello del rispetto della tradizione sportiva, per i Giochi del 2026, che chiedono, quasi pretendono dal governo una cosa semplice e, ritengono, doverosa: confrontare impianti esistenti e costi previsti dai tre dossier per individuare la soluzione migliore, «quella che, ne siamo sicuri, farà aggiudicare all’Italia l’edizione 2026». In estrema sintesi è questo il succo dell’incontro di ieri in Regione degli 11 sindaci dei Comuni olimpici con la sindaca Appendino e il governatore Chiamparino. Nessuno, anche se la sindaca Appendino ha ribadito che la soluzione migliore è quella di Torino e le sue Valli senza appendici lombarde o venete, intende contestare la scelta del Coni di presentare una candidatura multipla con Torino, Milano e Cortina («Anzi, è una proposta innovativa» dice il sindaco di Sestriere, Marin), ma tutti ritengono che una seria analisi comparativa farà emergere l’antieconomicità di alcune scelte e l’assurdità di altre.

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Sindaci e presidente della Regione invitano dunque Coni e Cio a visitare e valutare tutte le sedi previste nei dossier. Infine viene avanzata al Governo la richiesta «di convocare al più presto i sindaci dei Comuni interessati e il presidente della Regione per tutti gli approfondimenti relativi alla candidatura ai Giochi Olimpici invernali del 2026». Incontro che s’ipotizza possa avvenire entro metà settembre.

Una posizione che permette a tutti e gli 11 sindaci di sperare che la «revisione» possa far emergere le qualità dei propri impianti a dispetto delle scelte ipotizzate dal Coni. Pragelato vorrebbe la pista di Sci Nordico, Sauze d’Oulx il Free Style, Bardonecchia lo Snow Board, Pinerolo il Curling, Cesana il Bob e le altre, Chiomonte, Claviere, Prali, Torre Pellice, l’ambizione di diventare sedi di allenamento.

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