L’operazione «Gramigna» che a luglio scorso ha decapitato il clan mafioso dei Casamonica è il fiore all’occhiello di due anni ricchi di indagini di primissimo piano che hanno portato il generale di Brigata, Antonio De Vita, 59 anni, al comando della Legione Carabinieri «Lombardia». L’alto ufficiale ha parlato del nuovo incarico questa mattina nel corso di un incontro con la stampa nel quale ha ringraziato e salutato tutti «gli uomini e le donne del Comando Provinciale di Roma (da lui diretto) per il lavoro, spesso oscuro che fanno 365 giorni l’anno in favore della comunità», ma anche i magistrati della procura di Roma, le altre forze di polizia e i giornalisti con i quali «sono maturati costruttivi momenti di confronto a vantaggio di una corretta informazione sempre assicurata in favore del cittadino, anche grazie all’ufficio stampa diretto da Agostino Vitolo». «L’orgoglio più grande è - ha spiegato De Vita - l’aiuto che i carabinieri hanno dato alle fasce più deboli. Il lavoro giornaliero non pubblicizzato, ma che i militari svolgono ogni giorno».

Sono tanti i successi raggiunti dal Comandante De Vita in questi due anni. Arrivato nella Capitale il 7 settembre del 2016, dopo l’esperienza a Napoli e prima ancora a Torino, si è subito dovuto cimentare, insieme ad altri organi istituzionali, nell’organizzazione della sicurezza per gli eventi relativi alla conclusione del Giubileo della Misericordia e successivamente per il 60esimo anniversario della firma dei Trattati di Roma, il 25 marzo 2017, con l’impiego nei servizi preventivi antiterrorismo dell’Arma dei carabinieri. Sul fronte della logistica, sono state inaugurate la nuova sede della Stazione carabinieri Roma Via Vittorio Veneto e la Centrale Operativa del Comando Provinciale, ulteriormente digitalizzata con una serie di dotazioni che consentono di rendere lo strumento operativo agile e dinamico sul territorio. Tante sono anche le delicate inchieste delegate ai carabinieri del Comando Provinciale di Roma diretto dall’alto ufficiale.

Tantissime indagini hanno riguardato la criminalità organizzata: vere e proprie associazioni a delinquere come gli Spada di Ostia e gli affiliati della «Cosa Nostra Tiburtina» sono state falcidiate dagli arresti. Ma non solo.

Il Nucleo Investigativo dei carabinieri del Comando Provinciale è stato utilizzato dai magistrati romani per la gran parte delle inchieste che hanno riguardato la pubblica amministrazione. Sono loro che il 16 dicembre del 2016 hanno arrestato Raffaele Marra, ex braccio destro della sindaca di Roma, Virginia Raggi, accusato di corruzione in concorso con il costruttore Sergio Scarpellini. E sono gli stessi uomini del colonnello Lorenzo D’Aloia ad aver indagato sulle «mazzette» allungate dal costruttore Luca Parnasi all’avvocato e ex vertice di Acea in quota 5 Stelle, Luca Alfredo Lanzalone nella maxi inchiesta sulla costruzione del nuovo stadio della Roma calcio. Due anni, quelli vissuti a Roma dal generale De Vita, caratterizzati da grandi inchieste, ma anche momenti emozionanti. Esempio è la consegna del permesso di soggiorno a John Ogah, cittadino nigeriano di 31 anni, che il 26 settembre 2017 sventò una rapina al supermercato di piazza delle Conifere a Centocelle, affrontando un rapinatore armato di mannaia, mettendo a rischio la propria vita e permettendo ai carabinieri di arrestarlo subito dopo.

Grande attenzione è stata posta anche nei confronti degli anziani: per salvaguardarli dalle truffe è stato distribuito un depliant, con un decalogo di semplici consigli che aiutano il cittadino a non rimanere vittima di raggiri, sia nelle parrocchie che nei centri anziani. Forte impulso, infine, è stato dato alla campagna dell’Arma mirata alla diffusione della cultura della legalità, con conferenze e incontri presso scuole di ogni ordine e grado, in tutta la Provincia, con l’organizzazione di visite in caserma per i giovani studenti, soprattutto dei quartieri di Roma più difficili. Quelli troppo spesso dimenticati dalla politica.

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